Comprendere per condannare
Ho letto con attenzione la lettera di Maurizio Mazzocco di Legnago, pubblicata su L’Alpino, dal titolo “Onori al Carnefice”. Da appassionato di Storia (che ha il compito di aiutare a comprendere e non di giustificare), modestamente osservo come i “sentimenti popolari” citati nella lettera del Sig. Mazzocco, se non corroborati dalla storia documentata e provata, corrano il rischio di diventare populismo stereotipato.
Sono uno di voi
Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di avere tra le mani L’Alpino del mese di luglio che con molta soddisfazione ho letto e riletto, come del resto mi capita spesso ogni qualvolta l’amico di turno, il figlio o il mio consuocero mi prestano il giornale. Premetto subito che ho sempre nutrito simpatia e rispetto per l’ANA, per tutti gli alpini, per il suo operato, per la montagna che tuttora pratico lungo i suoi storici sentieri, sebbene ultra-settantenne.
Un'amara realtà
Leggo su L'Alpino di febbraio la lettera del capogruppo di Legnago (Verona) Maurizio Mazzocco indirizzata al direttore Bruno Fasani con il titolo “Onori al carnefice”.
Il valore della vita
Ho letto con grande interesse e preoccupazione il tuo editoriale di marzo. Non ero al corrente dei nuovi orientamenti legislativi di Gran Bretagna e Belgio circa la vita umana e la tua domanda circa il valore che la persona ha ancora nella cultura contemporanea richiede da parte di tutti una profonda riflessione ed una decisa presa di posizione.
Bravi!
Gentilissimo ‘smalpino’ don Bruno, mi complimento con te e tutta la redazione de L’Alpino per la nuova veste grafica del nostro mensile. Condivido appieno il nuovo taglio editoriale dando più spazio alle rubriche “Lettere al direttore” ed agli “Incontri”.
Vox populi, vox dei
Grazie direttore per l’editoriale e in particolar modo per lo spazio, l’attenzione e le risposte che vuoi e sai dare agli alpini e ai non alpini che ti scrivono esprimendo piaceri, delusioni, critiche, appelli e suggerimenti.
Resistere ad oltranza
Sono un vecio reduce della Tridentina e ricordo che il 2 febbraio 1943 ci siamo fermati due giorni a Schebekino e un capitano arrivato fra i primi riservò una casetta per gli ufficiali superiori e i generali.
L'imboscato e l'ufficiale
Spero di avere interpretato male le parole dell’alpino Mantero di Savona, tantomeno la sua risposta. Un imboscato che faceva fughe coperto addirittura da un ufficiale?
Cantore e il suo paradiso
L’alpino Magalotti da Cesena si domanda: “Ma gli alpini sanno chi fu veramente Cantore?”. E bolla il burbero generale sampierdarenese (genovese), come una ‘testa calda’ che si riteneva ‘spavaldamente immortale’ rimanendone… fregato; ben gli sta, sembra concludere.
Ricordo di Andreotti
Avvicinandosi l’Adunata nazionale desidero inviarti una fotocopia di una lettera che ho ricevuto da Giulio Andreotti scomparso l’anno scorso pochi giorni prima dell’Adunata. Nel 1962 ho assistito a Bergamo alla sfilata da cittadino in quanto non avevo ancora svolto il servizio militare ed erano presenti Fanfani e Andreotti.
Liturgia e alpini
Un recente articolo sulla Tribuna di Treviso ha riportato a galla la vecchia storia del divieto ecclesiastico ai canti alpini ed alla Preghiera dell’Alpino (versione ANA) a Messa o nelle esequie funebri. Ciò ha creato un certo scompiglio tra parecchi alpini. Mi puoi raccontare come stanno le cose in realtà?
Il capitano Bosonetto
L’opportunità di riscriverti e di inondare di carta la tua scrivania me la offre la lettera del “pais” Luciano Mantero pubblicata su L’Alpino di gennaio dove ricorda con commozione l’allora suo capitano Bosonetto. Tu l’hai titolata “Un Uomo maiuscolo” e giustamente commentata.