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domenica, 1 Giugno 2025

Il dovere alla difesa

Egregio direttore, a proposito della guerra, delle sue realtà, del V Comandamento, penso si debbano fare delle considerazioni di ordine generale al di là delle opinioni personali. Non penso ci sia nessuna persona civile disposta ad insegnare che «la guerra è bella, piace, diverte», tranne i tagliatori di gole distruttori della civiltà in rapida moltiplicazione. Per rimanere in ambito più o meno militare è chiaro che un soldato consapevole del suo ruolo accetta il rischio, insito nell’uso delle armi, dei danni che possono derivarne. 

Mai nessuna interferenza

Caro direttore, lettera di Walter Pugliese a pagina 7 de L’Alpino di aprile mi ricorda come un pessimo direttore del nostro mensile: forte con i deboli e debole con i forti. Può essere, ma quel poco di autostima che mi porto dentro mi fa pensare che le opinioni di Walter siano piuttosto personali.

Gesti d’amore

Tutti conosciamo la grandezza del Beato don Carlo Gnocchi. Con queste righe vorrei ricordare quando, prima della sua morte, decise di donare le proprie cornee a due ragazzi divenuti ciechi. Era il 28 febbraio del 1956 e il professor Cesare Galeazzi ebbe diversi problemi di giustizia. Però con questo fatto si accelerò in Italia la normativa per l’espianto degli organi (D.L. n. 235 del 3 aprile 1957). Mio padre Vincenzo seguendo tutto il dibattito sulla vicenda ne restò colpito e ci ripeteva sempre che era suo desiderio donare i suoi occhi, che erano bellissimi, ma le circostanze della sua morte non lo permisero.

Meriti e privilegi

Egregio direttore, dopo aver letto la lettera a pag. 7 a firma di Guido Vettorazzo e la sua risposta, mi sono ritrovato immediatamente negli anni ’60, dove da buon alpino svolgevo il mio servizio in Val Pusteria o, se me lo permette, Pustertal. In quel tempo si viveva separati per gruppo linguistico (io per fortuna ho fatto amicizia sia con militari di lingua italiana, sia di lingua tedesca, e porto un magnifico ricordi di tutti).

Variazioni sul tema

Gentile direttore, come componente di un coro alpino, vorrei avere il suo parere, magari suffragato o meno da qualche Maestro di altro coro, in ordine a questo argomento. Capita a volte, per quanto molto molto raramente, che qualche componente del coro trovi a ridire su alcune parole della canzone, su qualche riga o addirittura strofa dal contenuto/ significato un po’ “particolare”, “fuori tempo”, “fuori luogo”, con richiesta di sostituire le parole, la riga, la frase con altre, oppure non cantarle.

Alpini in politica

Nel lontano 1973 sono stato chiamato a prestare servizio militare come alpino presso la caserma Battisti di Vipiteno. Dal 1976 sono iscritto all’Ana condividendone lo statuto e i principi. Purtroppo devo constatare che, col passare degli anni, i valori perseguiti sono stati progressivamente travisati e annacquati fino a trasformare alcuni Gruppi di paese in qualcos’altro, un qualcosa di molto simile ad una delle tante associazioni di volontariato certamente e sicuramente meritevoli, all’interno delle quali tutti, alpini e non, possono partecipare e dare il proprio contributo, ma senza dubbio un’altra cosa rispetto all’associazione di coloro che, da regolamento, possono indossare il cappello. 

Fronteggiare l’immigrazione

Caro direttore, in riferimento alla lettera di Di Luca (L’Alpino n. 3, pag. 4) e alle altre riguardanti l’arrivo di immigrati, non sono d’accordo con quelli che continuano ad insistere con questa accoglienza ad ogni costo. Poverini, dobbiamo accoglierli perché al loro Paese stanno male... e vengono qui a far star male anche noi? Abbiamo già i mali nostri! Questa gente va aiutata al loro Paese.

La consapevolezza storica

Siamo al Centenario dell’entrata in guerra. Fioriscono ovunque iniziative volte a commemorare i sacrifici dei nostri soldati sui fronti del massacro. E tutte prendono forma sotto la denominazione comune, ora ampiamente assodata, del “per non dimenticare”. Sto pensando: il mondo cambia, va mutando aspetto, dimensioni e modi nell’uso del principio di ragione con una rapidità impressionante. In questo alternarsi di vortici e cadute del pensiero razionale e delle migliori spinte emozionali noi sentiamo la necessità di gettare luce su ciò che è stato, su ciò che di terribile migliaia, milioni di persone hanno subìto.

Bandiere come stracci

Caro direttore, il 10 aprile mi trovavo nel centro di Genova e, percorrendo via Vincenzo Ricci, nei pressi di via San Vincenzo, sono rimasto colpito da quel che ho visto sulle mura di un edificio, contrassegnato dal numero civico 4. L’edificio ospita, a quel che dice la targa affissa davanti all’ingresso principale, l’Asilo Tollot - Scuola Materna. Ciò che mi ha negativamente colpito è la trascuratezza riservata alla Bandiera d’Italia, il “nostro” amato Tricolore, esposto all’ingresso della struttura. Altro che «bandiera esposta in buono stato e correttamente dispiegata », come disciplina la legge (articolo 9, Dpr 7 aprile 2000, n. 121).

Fratelli di chi?

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta! Le prime due strofe del nostro amato Inno nazionale. Durante un mio viaggio a Dubai, parlando con un abitante del luogo e vedendo il benessere della popolazione, gli altissimi e grandi palazzi, le ampie strade, i parchi curatissimi, l’enorme aeroporto, le piazze ed il mare pulitissimi, il tenore di vita e la felicità degli abitanti, mi sono permesso di dirgli: «Che miracolo compiono i petroldollari!».

Historia magistra vitae

Caro Direttore, scrivo per conto di mio padre Ernesto Savoia. Leggendo l’articolo in prima pagina ogni tanto mi viene da scrivere e questa volta c’è quello sul passato storico della nostra società.

Cinquant’anni in Famiglia

Gentile direttore Fasani, questa è una lettera scritta a tre mani (due figlie e un nipote) per esprimere attraverso il suo giornale tutta la stima e l’amore per un grande alpino, nostro padre Mario Pianezze.

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Nato ad Aosta il 20 gennaio 1997 è dottore commercialista, iscritto anche all’albo degli esperti contabili della Valle d’Aosta e ha l’abilitazione alla professione...

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