VALTELLINESE – Ricordando quei giovani

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    Ci sono eventi e momenti nella vita che lasciano il segno, danno emozioni particolari e ricordi indelebili. Per me la cerimonia commemorativa dello Scerscen è uno di questi. Qui, fin dalla prima volta che sono salito, ho trovato l’essenza dell’essere alpino, il ricordo di una vicenda tragica in uno scenario mozzafiato che riempie il cuore, ti commuove e ti lascia qualcosa dentro. Quella del 2017 era un’occasione particolare: ricorreva il centenario della vicenda. Per l’occasione, pur nella consueta sobrietà che contraddistingue tutte le cerimonie della Sezione Valtellinese, si è voluto dare un tocco in più. 

     

    Gli alpini della Valmalenco col supporto della Sezione si sono dati un gran daffare, le ricerche storiche non sempre facili hanno permesso finalmente di dare certezza ai dati in possesso e si è potuto per tutti i 24 alpini coinvolti risalire al luogo di nascita ed in alcuni casi anche ritrovare i parenti, tutte le Sezioni e i Gruppi coinvolti sono stati invitati, ma solo alcuni hanno accolto l’invito. Le commemorazioni sono iniziate il 1º aprile, anniversario della tragedia, con una cerimonia al Sacrario di Sondrio dove ora riposano gli alpini travolti dalle due valanghe.

    Poi come sempre, il secondo sabato di agosto, la salita al “cimiterino” preceduta questa volta da una cerimonia a Lanzada alla presenza delle autorità seguita da una serata conviviale. Tutti in marcia di buon mattino chi da Lanzada alle 5, chi, i più, da Campo Moro alle 7. La salita è spettacolare fra paesaggi sempre diversi che hanno pochi eguali al mondo, passato il rifugio Musella si prosegue fino al piccolo cimitero dove avevano in origine trovato sepoltura quei ragazzi ora ricordato da un cippo al cospetto del ghiacciaio fra una cornice di cime maestose. Stretti attorno all’altare per la Messa un folto gruppo di alpini ed amici a riscaldare idealmente i cuori di quei ragazzi.

    Sei i vessilli presenti, Valtellinese, Alessandria, Bergamo, Brescia, Como, Milano, numerosi gagliardetti oltre alla fanfara alpina valtellinese. Il cardinale Francesco Coccopalmerio della curia romana ha celebrato la Messa con don Mariano, don Renato, don Angelo, don Lorenzo e padre Renato, alla fine brevi discorsi di saluto del sindaco, del Presidente sezionale Gianfranco Giambelli e del vice Presidente nazionale vicario Giorgio Sonzogni.

    Come sempre grande commozione allo scandire dei nomi dei Caduti, ad ogni nome abbiamo gridato “presente”, li abbiamo sentiti lì con noi e chiudendo gli occhi li abbiamo visti in marcia silenziosa fare un cenno di saluto con la mano per poi dissolversi fra le nubi, le note della fanfara sulle ali del dal vento sembravano la musica di una grande orchestra di angeli.

    Mariano Spreafico


     

    IL FATTO IN BREVE

    Il 1° e il 2 aprile 1917, in alta Valmalenco si consumò una tragedia che costò la vita a 24 giovani Alpini. Il 1º aprile, al rifugio dell’Alpe Musella, 8 alpini del 5º vennero travolti da una valanga staccatasi dal soprastante Sasso Nero. Un alpino sopravvissuto riuscì a raggiungere la capanna Marinelli dove era acquartierato un distaccamento di alpini skiatori. Il 2 aprile 16 alpini partirono per prestare soccorso ai commilitoni del Musella, nel vallone dello Scerscen, a quota 2.370 mt, furono a loro volta investiti da una valanga, staccatasi dalla Bocchetta delle Forbici che non lasciò loro scampo. Sul luogo della tragedia fu approntato un piccolo cimitero con le lapidi e una croce.