Testimonianza e memoria

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    L’inconfondibile sagoma del Duomo si libera in un caleidoscopio di immagini, statue, ricami di marmo. Una varietà che ci è stata consegnata così dagli artisti che lo costruirono, seguendo l’estro e i canoni della bellezza. La grande cattedrale ci emoziona perché utilizza un linguaggio universale che oltrepassa il senso religioso. In quegli elementi architettonici, che si ritrovano con innumerevoli interpretazioni in altri edifici e monumenti in tutta la Penisola, c’è la nostra storia secolare nella quale un’intera comunità si identifica.

     

    In un luogo che riassume tanta bellezza, tradizione e storia, gli alpini da oltre cinquant’anni si incontrano per ricordare i Caduti. Nella cattedrale il silenzio è assoluto. Tra le volte riecheggiano, scandite, le parole della “Preghiera dell’Alpino”, recitata dal generale Luigi Morena, Medaglia d’Argento al V.M. L’ha voluta dedicare ai suoi compagni del battaglione Fenestrelle, caduti a Selletta Kapak (Montenegro) nel 1943, in cui ebbe il suo battesimo di fuoco e dove, tra tanti, perse il comandante di Compagnia ten. Panizza, quello di battaglione ten. col. Galliano e il sergente maggiore Bella, Medaglia d’Oro al V.M.

    Testimonianza che diviene memoria. È questo il senso più profondo della celebrazione: il ricordo di una vita spezzata, manifestato con il cuore dai vecchi compagni d’arme, si trasmette a quanti non li hanno conosciuti e viene così sottratto all’oblio. Un sentimento di umanità che è segno distintivo degli alpini, come ha ricordato nell’omelia mons. Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo e Presidente della Veneranda Fabbrica, che ha presieduto la Messa, concelebrata da mons. Bruno Fasani e da altri cappellani alpini.

    «È bello sapervi così – ha esordito mons. Borgonovo – anche i vostri giovani in servizio alla cattedrale durante l’Expo si sono rivelati i più capaci nel mantenere ordine e vigilanza senza essere invasivi, senza prepotenze, con grande umanità. È questa l’interpretazione più autentica del servizio allo Stato, perché è inteso come servizio alla gente». Un riconoscimento che avrà fatto piacere al comandante delle Truppe Alpine, gen. Federico Bonato, ai generali alpini Giorgio Battisti e Armando Novelli, presenti nei primi banchi della chiesa con il presidente dell’Ana Sebastiano Favero e le autorità cittadine, il vicesindaco Francesca Balzani e Alberto Centinaio, consigliere delegato per la Città metropolitana.

    Il commento delle letture del Libro di Isaia, dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi e del Vangelo di Giovanni è stato incentrato sulle forme di idolatria che oggi siamo chiamati a vincere per rendere l’uomo più umano: «La lotta ad una ricchezza fine a se stessa, al profitto come legge unica di valutazione delle cose, all’ingordigia, ad una sessualità sfrenata non più a servizio dell’uomo, ma contro la persona». Un messaggio legato anche alla cerimonia che si sarebbe tenuta qualche ora più tardi: l’apertura della porta della misericordia nel Duomo, in occasione del Giubileo. «Il passaggio attraverso la porta – ha concluso mons. Borgonovo – sta ad indicare che si deve entrare nella logica della distruzione delle forme idolatriche che ci impediscono di vedere».

    Scandita dalle voci del coro Ana “Mario Bazzi” di Milano la Messa è fluita e gli alpini provenienti da tutt’Italia – 49 vessilli sezionali e quasi 300 gagliardetti – si sono schierati sul sagrato del Duomo. Il saluto della città è stato portato dal vicesindaco Balzani che parlando del Corpo degli alpini ha rimarcato come esso sia un «grande orgoglio per il nostro Paese e per ciascuno di noi» e ha ricordato Riccardo Giusto, alpino della 16ª compagnia del Cividale, primo caduto della Grande Guerra. Il consigliere Centinaio ha portato i ringraziamenti dei 134 Comuni della città metropolitana milanese: «In un momento di difficoltà sociale c’è bisogno di persone come voi che intervengano in aiuto dei più deboli con generosità e sacrificio, grazie!».

    Il Presidente della Sezione di Milano Luigi Boffi ha rimarcato lo spirito di servizio degli alpini per la comunità, ringraziando i volontari della Protezione Civile Ana che con costanza hanno garantito per tutta la durata dell’Expo il controllo del flusso di migliaia di visitatori al mezzanino della metropolitana e i servizi di emergenza nell’area dell’esposizione. Ma Boffi rivolge anche lo sguardo al futuro, ai giovani: «La leva non c’è più, la scuola non è più adeguata ad educare ai valori sociali e all’impegno civico e quindi lo Stato deve proporre un mezzo alternativo. Cari politici, pensateci prima che sia troppo tardi!».

    Le note della Fanfara della Taurinense e della Fanfara storica di Vicenza hanno accompagnato il corteo in Largo Caduti milanesi per la Patria. Le autorità hanno deposto una corona al Sacrario che custodisce i resti dei Caduti, dove sono elencati oltre diecimila nomi, incisi su tavole di bronzo, a perenne memoria del loro sacrificio.

    Matteo Martin