Sapore alpino

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    «Mamma, ma gli alpini sono importanti?», chiede il piccolo Francesco, indicando quelli della “Veja”, in sfilata ad Omegna tra due ali di folla festante. Sono state tante le manine che hanno applaudito, alcune erano addirittura dipinte bianche, rosse e verdi su di un grande striscione appeso alla cancellata: “I bambini della scuola Fossalone salutano gli alpini”, c’era scritto. Altre, alzate al cielo in segno di vittoria, sono state quelle dei bambini che hanno camminato cinque ore in montagna, da Roccapietra, con le penne nere della sezione Valsesiana, capitanate da Valter Stragiotti.

    Sono arrivati ad Omegna, al motto di “Su, marciuma, cantuma, bej fieuj!”, per assistere alle cerimonie di sabato, stanchi e felici per l’impresa. Sul lungolago hanno incontrato i coetanei dell’istituto di Mirabello Monferrato, vincitori del concorso canoro organizzato da Ernesto Berra, professore ed ex sindaco – alpino guarda caso – del paese vicino, Occimiano. Hanno cantato insieme l’Inno di Mameli e Sul cappello davanti al monumento all’Alpino, per ricordare le penne nere “andate avanti”.

    Giovani e alpini insieme. È stato il primo appuntamento di una due giorni dal sapore d’Adunata che ha animato la cittadina, forse ancor di più della grande, antica festa omegnese di San Vito. Il bel centro, con le case che abbracciano il lago e si affacciano sul fiume Nigoglia, era tutto un tricolore. Appeso ad un balcone lo striscione “Auguri presidente!”, dedicato al presidente della sezione di Omegna Andrea Francioni, che si sta ristabilendo in salute. Non ha voluto mancare a nessuna delle cerimonie ma, come una saggia guida, ha lasciato al suo vice Davide Calderoni il compito di portare il saluto degli alpini alla città, nel novantesimo della Sezione. La parte ufficiale del raduno del 1° raggruppamento (sezioni del Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Francia) è iniziata con l’arrivo del Labaro dell’ANA e del presidente nazionale Sebastiano Favero dal lago, a bordo di una motovedetta dei carabinieri. Sbarcati sul molo sono stati scortati dai consiglieri nazionali al vicino monumento ai Caduti per la cerimonia dell’alzabandiera e la deposizione di una corona.

    Hanno ricevuto il saluto di numerose autorità, su tutti il presidente della Provincia Verbano Cusio Ossola Massimo Nobili e il vice presidente della Regione Piemonte Aldo Reschigna. Il sindaco Adelaide Mellano ha ringraziato gli alpini per i valori che sanno infondere, «non solo quelli legati all’orgoglio per l’identità nazionale che emerge in occasioni come questa, ma anche per quelle virtù che sono più semplicemente fondanti di una comunità sana, come la dignità, il lavoro, il rispetto per la parola data». Ha raccolto il testimone il presidente Favero che ha riproposto il mantra sui giovani e l’impegno civile: «Dobbiamo mettere i giovani nella condizione di capire che prima dei diritti ci sono dei doveri». Lo ha detto in molte occasioni ultimamente; è una preoccupazione legata all’idea che una comunità è più forte quando si fonda sulla collaborazione più che sull’individualismo, sul rispetto reciproco, sull’impegno a favore degli altri. Un po’ quello che ci insegna il luogo delle nostre origini, la montagna, che ti educa alla fatica e a capire che in vetta da soli si arriva con molta più difficoltà.

    Ma soli gli alpini non lo sono, a vedere l’affetto della gente al corteo del sabato e alla grande sfilata di domenica, accompagnata dall’appassionante racconto dello speaker Guido Alleva. Trentamila penne nere sono passate davanti al Labaro dell’ANA e hanno ricevuto il saluto delle autorità e del comandante delle Truppe alpine gen. Federico Bonato. L’abbraccio più grande è stato per i reduci, per il past president dell’ANA Corrado Perona e per i presidenti emeriti della sezione di Omegna: Mauro Romagnoli, Francesco Maregatti e Augusto Cerutti. In sfilata c’erano anche i volontari della Protezione Civile, i cinofili e le rappresentanze di alcune sezioni lombarde, di Parma e gli alpini abruzzesi. Ma le penne nere hanno “camminato” anche sull’acqua, grazie a due alpini novaresi, a bordo di una barca sulla quale campeggiava un gigantesco cappello alpino. E la festa nella festa c’è stata sabato sera con gli splendidi fuochi d’artificio sul lago e il concerto delle fanfare.

    Un appuntamento perfetto per festeggiare il raduno di raggruppamento e il 90° della Sezione. Gli omegnesi difficilmente dimenticheranno. Di certo Francesco non si è perso nulla. Si è goduto in prima fila tutta la sfilata e mentre passavano gli ultimi, quelli della sezione di Acqui Terme che il prossimo anno ospiteranno il raduno, ha sentenziato: «Gli alpini sono importanti perché sono anche belli… mamma, da grande posso fare l’alpino?».

    Matteo Martin