Retorica di facciata

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    Leggo su L’Alpino la nuova iniziativa voluta dalla presidenza dell’Ana. Inutile dirti quanto sia importante e soprattutto quanto questa idea sia necessaria. Dal 1955 sono nell’Ana, anzi, dentro l’Ana e condivido anche con qualche se… e ma… certe iniziative, ma questo è un altro discorso. Da anni scrivo che i media Rai, reti televisive varie, stampa radical chic snobbano gli alpini. 

     

    Forse è così perché non abbiamo, oppure cerchiamo di non avere “padroni”; siamo padroni noi stessi, infine lasciamo perdere il detto beota “al alpin ghe piase el vin”: ho visto e vedo ancora fior di uomini cosiddetti di cultura in preda ai fumi dell’alcol e di altro. Vorrei se possibile suggerire una idea. Vediamo di non cadere nella retorica folcloristica e verbale ma, soprattutto, cosa che finora è stata sottovalutata, pensiamo al carattere culturale che l’Ana deve svolgere che, mi pare, fino d’oggi non è stata, non dico sottovalutata, ma messa in secondo o terzo piano. Oggi necessita quanto mai di idee, di nuove risorse, di voglia di uscire da un servizio pubblico condizionato da regole che non ci (mi) appartengono, dal saper affermare, quando serve, dire alla Rai: “Non veniamo a cantare a quelli che il calcio” perché la dignità e certe regole ci contraddistinguono.

    Massimo Marchesotti, direttore Coro Ana Milano

    Caro Massimo, grazie per l’apprezzamento del nuovo Telegiornale L’Alpino che abbiamo messo in moto. E soprattutto grazie per il suggerimento di non cadere nel già detto e nella retorica di facciata. Che gli alpini abbiano cose importanti da dire e da fare è risaputo. Il modo di raccontarlo è altrettanto importante, ed è una sfida che ci sta davanti.