Perona ai politici: “Noi ci siamo, e voi?”

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    È sempre più un momento di raccolta, oltre che di raccoglimento, la Messa che dal 1956 viene celebrata a dicembre di ogni anno in Duomo, a Milano. Fu una iniziativa di Peppino Prisco, in memoria dei Caduti del “suo” battaglione L’Aquila del 9° reggimento, poi estesa a tutti i Caduti. Con gli anni la Messa ha coinvolto un sempre maggior numero di Sezioni, Gruppi, alpini e cittadini. È divenuta un evento importante nella storia della nostra Associazione, rappresenta uno dei cardini della vita associativa: il ricordo di quanti hanno pagato con la vita il “dovere pericolosamente compiuto”.

     

    Oggi ci si chiede come sia potuta accadere, la guerra. Viviamo in un’Europa unita, condividiamo un destino comune, eppure serve ancora l’intervento – anche se di tutt’altra natura – dei nostri militari, dei nostri alpini per difendere la sicurezza e la pace in Paesi che vivono da anni in uno stato di guerra. In Afghanistan c’è un’intera brigata alpina, la Taurinense, e centinaia di militari italiani delle varie armi che hanno pagato un prezzo pesante nelle loro missioni di pace.

    La mattinata del 9 dicembre sul sagrato la cerimonia è iniziata con l’ingresso del Labaro scortato da tutto il Consiglio Direttivo Nazionale, e dei Gonfaloni di Comune, Provincia e Regione che hanno preso posizione nello schieramento di ben 52 vessilli e 320 gagliardetti, oltre ai Gonfaloni di una trentina di Comuni della Regione, scortati dai rispettivi sindaci. Poi l’alzabandiera suonato dalla fanfara della brigata Taurinense, mentre un picchetto in armi rendeva gli onori.

    Numerosi cittadini si sono uniti agli alpini nel canto dell’Inno nazionale. Infine la rassegna dei reparti da parte del comandante delle Truppe alpine gen. C.A. Alberto Primicerj, accompagnato dal gen. C.A. Giorgio Battisti che comanda il Comando di Reazione Rapida della NATO di Solbiate Olona e dal nostro presidente nazionale Corrado Perona. Poi tutti in Duomo per la Messa, officiata da mons. Mario Delpini, vicario generale della diocesi di Milano, concelebrata con alcuni cappellani fra i quali monsignor Bruno Fasani, direttore de L’Alpino, accompagnata dai canti del Coro ANA della sezione di Milano diretto dal maestro Marchesotti.

    Al termine, dopo la Preghiera dell’Alpino scandita con grande trasporto dal generale Luigi Morena, monsignor Delpini ha portato il saluto del cardinale Scola ed ha manifestato “gratitudine agli alpini per tutto quello che fanno nelle tribolazioni”, ed ha concluso dicendo che “il cardinale desidera farvi sentire il suo affetto”. Sul sagrato i discorsi ufficiali. Del presidente della sezione di Milano Luigi Boffi, che ha ringraziato il 1° Reggimento Trasmissioni per l’assistenza tecnica, ha ricordato la figura di Peppino Prisco e rinnovato l’impegno di onorare i nostri Caduti.

    “Questi sono gli alpini, in tempi di decadenza morale noi siamo qui”, ha concluso. L’assessore Marco Granelli, che rappresentava il sindaco Pisapia, ha detto della tradizione di servizio degli alpini, un esempio ai giovani e alla comunità, anche nei Paesi dove la pace è messa in pericolo. Il presidente del Consiglio provinciale di Milano Bruno Dapei ha rilevato come non ci sia paese della provincia dove non ci sia una presenza degli alpini. “Siamo qui per stringervi la mano – ha detto – Voi siete l’Italia più bella”.

    Infine l’intervento del presidente Perona, oratore ufficiale. Ha ringraziato i generali Primicerj, Battisti e Maggi (comandante del Centro Addestramento Alpino) i rappresentanti delle istituzioni e soprattutto “i meravigliosi alpini per quello che avete fatto anche quest’anno per l’Associazione ma soprattutto per la società, per la fedeltà ai nostri ideali nel ricordo dei Padri”. Ha ripreso le parole di don Gnocchi, quando disse che i reduci erano tornati per far bella l’Italia, ma che per far bella l’Italia ci voleva l’amore degli alpini.

    “Questa Italia – si è chiesto Perona – è ancora così bella?”. Ed ha raccontato dell’incontro avuto con un giovane suo vicino di posto, sull’aereo che lo portava in visita agli alpini in Australia. Ha scoperto che questo giovane andava a cercar lavoro, come altre migliaia di giovani italiani dall’inizio di quest’anno, secondo il presidente delle associazioni italiane. “Dall’Italia scappa la gioventù che dovrebbe prendere in mano le redini di questo nostro Paese! Questa crisi è soprattutto morale, più che economica, perché la nostra classe politica ha perso per strada il senso del dovere”.

    E ha continuato: “E allora noi ricordiamo a lor signori che è ora di rimboccarsi le maniche, che prima dei diritti ci sono i doveri. Abbiamo festeggiato il 150° dell’Unità d’Italia, ma occorre anche dimostrare che siamo uniti perché alle bugie non ci crede più nessuno!”. Da ultimo, un consuntivo dell’anno che chiude: le migliaia di volontari impegnati nel terremoto, la Casa per Luca, la scuola materna che da gennaio prenderà forma in Emilia, in un paese sconvolto dal sisma. “Noi ci siamo!”, ha concluso il presidente fra gli applausi.

    Poi si è formato un lunghissimo corteo, fanfara, picchetto e Labaro in testa, che ha raggiunto il Sacrario dei Caduti, in largo Gemelli. Migliaia di alpini hanno percorso il centro di Milano. La gente li ha applauditi.

    Giangaspare Basile