Pakistan: perch il nostro ospedale da campo non c'

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    Tutto era pronto per la partenza, poi l’annullamento della missione. L’emergenza dell’agosto scorso in Pakistan, devastato da una catastrofica alluvione che ha provocato migliaia di vittime, aveva fatto mobilitare il nostro ospedale da campo. La richiesta era pervenuta il 19 agosto da parte del Dipartimento nazionale di Protezione civile nell’ambito di una iniziativa europea guidata dalla Francia alla quale avevano aderito Italia, Austria, Olanda e Svezia. L’intervento avrebbe interessato il PMA, il posto medico avanzato di 3º livello del nostro ospedale che sarebbe dovuto essere imbarcato su due aerei C 130J, venerdì 28 agosto.

    Ovviamente, nei giorni precedenti, il direttore dell’ospedale dottor Lucio Losapio, aveva provveduto a organizzare l’impegnativa spedizione, che comporta la presenza di medici, infermieri professionali, tecnici di laboratori e tecnici vari per garantire la funzionalità dell’ospedale in condizioni di assoluta emergenza. Ma il giorno prima, il 26, dal Dipartimento è arrivato l’ordine di annullare tutto.

    L’apposita Commissione europea aveva stabilito che non esistevano le condizioni di sicurezza per il personale, stante la situazione del Paese e ha reso noto che gli aiuti umanitari per la popolazione pakistana colpita dal disastro sarebbero continuati esclusivamente con l’invio di risorse materiali ma non di personale, a nessun titolo . Ringraziamenti per la disponibilità e l’immediato impegno sono stati espressi al dottor Losapio dal capo del Dipartimento Bertolaso.

    Pubblicato sul numero di ottobre 2010 de L’Alpino.