Nuove realtà

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    Vorrei dire qualcosa riguardo la lettera di Antonino Rando che si è stupito della partecipazione di alcuni ragazzotti africani alla inaugurazione del restauro del Monumento ai Caduti a Genova e la perplessità che questi si siano fatti fotografare assieme agli alpini così come il gruppo di donne con lo striscione brigata femminile partigiana. Conclusione: pura propaganda politica. Oggi si parla molto di integrazione, di far conoscere a chi arriva e sceglie di vivere nel nostro Paese, la nostra cultura e la sua storia. Non vedo niente di male nel far partecipare dei giovani di colore ad una cerimonia dove si ricordano i Caduti delle due guerre anche perché ricordiamo c’è stato anche il sacrificio di soldati di colore, che vi hanno partecipato anche pagando con la loro vita. Ricordo che sono parte delle Forze Armate Italiane ben 1.500 militari “nuovi italiani” con le stellette. Un reggimento in aumento: figli di immigrati di seconda generazione, ex bambini multicolori nati da coppie miste, oppure ragazzini adottati negli anni ’70 e ’80 e poi cresciuti nelle nostre scuole, fino al momento della scelta di servire e onorare la Patria. La loro Patria adottiva e alcuni portano anche la penna alpina. Così anche per le donne, del loro sacrificio nei due conflitti e nella Resistenza partigiana. Per quanto riguarda l’Anpi penso si debba guardare con un po’ di rispetto ad un’Associazione che si pone di far conoscere e difendere la Costituzione italiana su cui molti di noi hanno prestato giuramento, Associazione questa che ricordo rappresenta anche il Corpo volontari della Libertà riconosciuta parte delle Forze Armate italiane con legge del 21 marzo 1958 n. 258 la cui bandiera esposta al Vittoriale è decorata Medaglia d’Oro al Valor Militare. Con questo, caro direttore non è mia intenzione polemizzare, ma fare uno sforzo nel capire le nuove realtà e avere il coraggio di uscire da schemi e stereotipi nel dialogo e comprensione con amicizia e fratellanza.

    Baratto Pietro, Gruppo Farra di Soligo, Sezione Valdobbiadene

    Chi oggi innalza muri, in nome del colore della pelle, non è degno di portare il cappello alpino. Il quale cappello ha bisogno di teste pensanti e di cuori che vogliono bene e non tanto di manichini dove posarlo per ornamento.