Manifestazioni fastidiose

    0
    82

    Caro direttore, mi riferisco alla lettera dell’alpino Roberto Novati del Gruppo di Senna Comasco, pubblicata sul numero di gennaio a cui tu rispondi, saggiamente ma glissando un po’, con una sorta di “Non ti curar di loro…”. Anch’io come te e l’alpino Novati sono del tutto indifferente agli orientamenti sessuali della gente. E sempre rispettoso. Mi astengo quindi dal cercare di comprendere i diversi da me giacché trattasi non di fatti miei, bensì di intimità altrui assolutamente private. 

     

    Ciò che inquieta però è lo sbandieramento della tendenza sessuale. Che bisogno c’è? Per dire: gli eterosessuali mica fanno sfilate ostentando “machismo” e altre oscenità di “genere”. Trascuro poi il turbamento di noi cattolici di fronte a fenomeni che riguardano il Sesto di una decina di Comandamenti (dettati da un Legislatore non da poco…), giacché anche la Fede è un fatto privato che non va imposto. Però, che a Trento si manifesti per l’orgoglio di un orientamento sessuale pochi giorni dopo la nostra Adunata degli alpini del 13 maggio, questo francamente mi turba un po’. L’Adunata degli alpini del 13 maggio ancora una volta “santificherà” Trento, come del resto Trieste, come città a loro sacra, per la cui reitalianizzazione sono morti centinaia di migliaia di nostri ragazzi di allora. Ancorché il mondo sia ormai inquinato da cibernetica superficialità, gli alpini italiani sfileranno a Trento tra ali di italiani trentini plaudenti in una sublime simbiosi patriottica. Sarà così anche la sfilata dell’orgoglio gay?

    Gaio Croci Gruppo di Alessandria, Sezione di Alessandria

    Caro Gaio, sperando di non scandalizzarti, ti dirò che queste manifestazioni che anche a me danno fastidio (ma mi danno fastidio anche le coppie etero che si baciano in bocca a un metro dal mio naso, anzi meno, e che mettono in piazza la loro affettività esattamente come fanno i cagnolini), queste manifestazioni, dicevo, finiranno quando saranno riconosciuti anche i diritti delle minoranze, senza che queste persone si sentano discriminate o messe all’indice. Quel giorno non ci sarà più bisogno di manifestare. Ma per arrivare a questo credo sia necessario ancora un lungo percorso di civiltà, ancora in costruzione.