Luci dal passato

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    Il Monte Bernadia, che con i suoi 850 metri sovrasta Tarcento (Udine), ha vissuto una significativa giornata nel ricordo dei 60 anni dall’inaugurazione del monumento alla Julia, che con il suo faro tricolore (rifatto ex novo per l’occasione) irradia la luce sulla pianura friulana. Era il 14 settembre 1958 quando gli sforzi dei Gruppi del tarcentino e della Val Torre finalmente si coronarono con la costruzione di un’opera in cemento armato, composta da una cappelletta votiva sormontata da due penne protese verso il cielo.

    Sulla cima il faro, donato dall’Arsenale della Marina Militare di La Spezia. Ideatore del progetto l’architetto Gianni Avon, ma anima e vero deus ex machina fu il tenente colonnello Enrico Mattighello, originario della Val Torre, che riuscì dapprima a costituire la Sottosezione di Tarcento (1953) e l’anno seguente il “Comitato Monumento Faro” con l’apposito scopo di erigere sul Bernadia un ricordo perenne ai Caduti di tutte le guerre e a quelli della divisione Julia in particolare. La posa della prima pietra ebbe luogo il 26 settembre 1954 alla presenza delle maggiori autorità civili e militari della regione.

    L’inaugurazione si tenne invece quattro anni più tardi, il 16 settembre 1958, alla presenza di una vera marea di gente e il monumento fu benedetto, non a caso, da mons. Antonio Santin, arcivescovo di Trieste, anch’egli, come Mattighello, vero promotore e sostenitore di iniziative patriottiche nazionali. Il 6 settembre dell’anno seguente, nella cappelletta del monumento erano deposti i resti di sei nostri Caduti della Prima e Seconda guerra mondiale, dando all’opera il crisma di Sacrario, sotto la custodia di Onorcaduti. Da allora il luogo fu meta di continui pellegrinaggi da parte di persone che salivano al sacrario per porgere un devoto omaggio ai Caduti e godere del magnifico panorama delle nostre montagne.

    Il terremoto del 1976 non provocò danni di rilievo alla struttura, ma motivazioni di sicurezza, stradali e di staticità del sito, convinsero il Comitato-faro a sospendere per un paio d’anni le tradizionali cerimonie, limitandole ad una Messa in settembre ed una corona nel giorno dei morti, in attesa di metter mano a lavori di straordinaria manutenzione, che ebbero luogo negli anni seguenti. Nella seduta del Consiglio Direttivo Nazionale dell’Ana, del 17 aprile 1993 era stato altresì deliberato di elevare a manifestazione nazionale l’annuale cerimonia del Bernadia e il 5 settembre successivo il Labaro presenziò per la prima volta in forma solenne.

    Veniamo ai giorni nostri. Fin dalle prime ore del mattino dello scorso 9 settembre, grazie anche alla bella giornata, il piazzale antistante al monumento e al vicino vecchio forte militare si animava di labari, vessilli e cappelli alpini, ma non solo. Vi erano, il vice Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, i rappresentanti di molti Comuni della zona, il colonnello Andrea Piovera, comandante della Julia in sede vacante (la Brigata con il gen. Fabbri è in missione in Libano) con i comandanti dei rispettivi reparti. La Medaglia d’Oro Paola Cargnelli Del Din, con il reduce della Guardia Alpina di Frontiera Annibale Tosolini, il cui fratello riposa nel sacello del monumento; unico caduto nella Seconda guerra mondiale, assieme a cinque della Grande Guerra. A fare gli onori di casa, la Sezione di Udine con il suo Presidente Dante Soravito de Franceschi e numerosi consiglieri sezionali, assieme a vari altri Presidenti delle Sezioni consorelle.

    La cerimonia ha inizio con l’ingresso della fanfara e il picchetto della Julia, seguiti dai vessilli della Sezioni Ana e dell’associazione “Mai daur” che raccoglie gli ex del battaglione Gemona. Oltre cento i verdi gagliardetti dei gruppi alpini: non solo friulani, ma provenienti anche da fuori regione. Il coro sezionale di Udine, Gruppo di Codroipo, prende posto sulla scalea, dietro l’altare da campo. Una voce fuori campo ripercorre le vicende storiche del monumento, mentre entra nell’area della cerimonia il Labaro dell’Ana, scortato dal Presidente Sebastiano Favero, con il vicario Alfonsino Ercole e alcuni Consiglieri nazionali. I gonfaloni della città di Udine e di Tarcento – decorati rispettivamente di Medaglia d’Oro al V.M. e al valor civile – fanno il loro ingresso sul piazzale della cerimonia per l’alzabandiera. Prende quindi la parola il vice sindaco di Tarcento Luca Cossa ringrazia quanti sostengono la cerimonia e rammenta la recente perdita del prezioso collaboratore Adriano Volpe, le cui ceneri sono state sparse proprio su questo monte.

    Il colonnello Piovera sottolinea come il 60º anniversario del monumento sia un indelebile ricordo di quanti hanno combattuto nei vari conflitti: tenendo presente che ancor oggi la Julia è impegnata in azioni di pacificazione su vari tormentati fronti internazionali. Incisivo l’intervento del Presidente Favero che ha ringraziato i partecipanti che con la loro presenza testimoniano quello che l’Ana sta portando avanti da novantanove anni, chiaramente esplicato dal motto “Per non dimenticare”. Un accorato accenno, infine, all’art. 52 della nostra Costituzione, troppo spesso ignorato, laddove riporta che “La difesa (e il rispetto, viene da aggiungere) della Patria è un dovere del cittadino”. A volte, prosegue Favero, si fa fatica a ricordare quelli che sono i valori portati avanti dagli alpini, di ieri come di oggi: ma è proprio questo che chiedono i cittadini.

    La Messa celebrata da don Pasquale Di Donna, cappellano del 2º Stormo di Rivolto quindi la Preghiera dell’Alpino letta dal Presidente Soravito de Franceschi e la conclusione della cerimonia con la deposizione da parte delle autorità di una corona al Sacrario del monumento.

    Paolo Montina