Leva inutile o educativa?

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    Egregio direttore, dopo aver letto la lettera intitolata “L’importanza della leva” su L’Alpino di marzo a firma del gen. Luigi Manfredi mi viene da rispondere che oggi il servizio di leva risulterebbe incompatibile ed inutile per aspetti operativologistici e gestione degli stessi. Se si è giunti al “mestiere delle armi” è perché le sempre più complesse esigenze militari (terrorismo crisi e conflitti nei paesi vicini) europee (paesi Nato) ci sono state richieste dalla politica internazionale di Onu ed Ue.

     

    Grazie alle “missioni di pace” (diciamo dal 1992) l’Esercito e le Forze Armate sono “uscite dal limbo”, da quei film demenziali degli anni ’70 e dal periodo in cui faceva parte il gen. Manfredi in cui si controllava solo la polvere su scaffali ed armadietti o si faceva la caccia alla ragnatela. Oggi con le varie riforme, di servizio, del grado e della carriera, si ha personale professionista a disposizione h24 ognuno con precisi ordini e incarichi e, soprattutto con responsabilità (disciplinare, penale, amministrativa) nei compiti giornalieri affidatigli e pianificati annualmente, sia in Patria, sia nelle missioni all’estero, sia per le varie esigenze di carattere di polizia (Ordine Pubblico), sia per esigenza del territorio (calamità naturali). Senza dimenticare il prioritario compito della difesa della Patria. Il cosiddetto volontario è sottoposto al “nuovo addestramento individuale a 360 gradi”, a familiarizzare e maneggiare materiali e armi di nuova generazione, senza dimenticare le lingue straniere. Oggi un reparto non ha tempo da perdere dietro alla leva che servirebbe a sostituire la ditta di pulizia o corvè. Non ha nemmeno il tempo di insegnare l’educazione che la società richiede ai giovani e, non ha colpa se l’Ana non ha “ricambio generazionale”. Cordiali saluti alpini.

    Gaetano Giugliano

    Caro Gaetano, rimettere in piedi il servizio obbligatorio, militare o civile che sia, non ha come primo obiettivo quello di fare dei soldati che vadano alla guerra, in servizio di Ordine Pubblico e tanto altro. Forse potrebbero arrivare tempi in cui ci sarà bisogno anche di quello. Speriamo di no. Per ora si tratta di educare le nuove generazione al senso del bene comune ed anche ad integrare quella diversità che oggi non è più regionale, come nel secolo scorso, ma etnica, essendo presenti nel Paese molti immigrati. Non pensa che se tanti giovani facessero una simile esperienza insieme, cadrebbero molte barriere di diffidenza e di pregiudizio? Quanto al fatto logistico, sappiamo che per quello che si vuole davvero, gli ostacoli non sono mai così grandi da impedirlo.