Il valore di un'immagine

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“Cosa contengono i nostri giornali” è stata la traccia guida al recente Cisa di Trieste a cui anch’io ho partecipato in qualità di direttore responsabile di “Alpini… Sempre!”, il periodico della Sezione di Feltre. Uno spunto sull’argomento di quest’anno mi è stato offerto proprio dall’ultimo numero del mio periodico, che da tre anni, per ricordare il centenario della Grande Guerra, dedica la quarta di copertina ai reduci ancora in vita del secondo conflitto mondiale, anch’essi protagonisti loro malgrado della stessa tragica esperienza vissuta dai loro “fratelli maggiori”, che per ovvie ragioni anagrafiche non sono più tra noi.

Nel numero di marzo di quest’anno è stato un reduce di 97 anni, Antonio, ad apparire sulla copertina. Combattente in Nord Africa e poi fatto prigioniero nell’estate del ’43, fece ritorno a casa tre anni dopo, a guerra ormai finita da oltre un anno. Oggi Antonio vive in un centro servizi per anziani, è in carrozzina, prigioniero questa volta degli inesorabili acciacchi degli anni, ma ancora lucido e capace di esprimere la propria commozione nel prendere in mano il giornale con un luccichio degli occhi, un leggero corrugamento della fronte e, dopo alcuni secondi di silenzio, con un «grazie» a fil di voce. Ecco forse tra le tante peculiarità che contengono i nostri giornali quella che più li caratterizza è il sentimento, l’emozione che trasmettono… a volte per qualcuno guardandone solo la copertina.

Roberto Casagrande, Sezione di Feltre

Caro Roberto, sul perché delle nostre testate giornalistiche possiamo organizzare convegni, chiamare esperti, dire un sacco di cose. Ma forse tu hai condensato con una battuta il vero scopo della nostra presenza: “Suscitare un’emozione”. Non importa come, se con una frase, una rievocazione, una foto… Quando si tocca il cuore abbiamo già portato la gente dalla nostra parte.