BRESCIA – Quegli aviatori erano… alpini

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    Il titolo “Nel cielo tra i monti: alpini ed aviatori 1917/1918” evoca un binomio apparentemente privo di fondamento, su cui era imperniato il convegno organizzato dalla Sezione di Brescia, nell’ambito delle iniziative sul centenario della Prima guerra mondiale. Il binomio ha in realtà un solido fondamento storico perché per i voli di guerra in montagna i piloti vennero arruolati proprio dalle file degli ufficiali alpini. E sul manifesto dell’iniziativa spicca la fotografia di un biplano militare atterrato su una superficie innevata nel massiccio dell’Adamello. Nel salone vanvitelliano di Palazzo Loggia lo scrittore Eugenio Baresi ha introdotto l’argomento parlando del legame di Brescia con il mondo dei motori, e in modo particolare con quelli aerei: poco dopo il volo dei Fratelli Wright, infatti, a Brescia si tenne una manifestazione aerea alla quale parteciparono i primi piloti di aeroplani. Il campo di aviazione inizialmente era quello che ora è diventato Campo Marte (e che è stato recentemente intitolato al parlamentare bresciano e reduce di Russia, Sam Quilleri), allora molto più ampio per la totale assenza di case. In seguito, a Desenzano, fu creato un campo di aviazione nel quale venivano formati i piloti da impiegare nella guerra aerea, allora alle origini, e un campo fu preparato anche a Castenedolo. Paolo Varriale ha invece illustrato la nascita dei primi aerei da guerra, passando in rassegna i modelli, descrivendone le dotazioni tecniche, le capacità, l’utilità e anche i limiti della nascente aeronautica che poi diventerà militare. È stato lui a ricordare che, non esistendo ancora l’Aeronautica, venivano addestrati alcuni ufficiali particolarmente adatti prendendoli dal Corpo degli alpini, per l’uso di aerei in montagna, mentre provenivano dalla cavalleria quelli da adibire ala guerra aerea sulla pianura. Varriale ha anche ricordato i personaggi di spicco della nascente aeronautica, alcuni dei quali originari di Brescia. Al Presidente emerito della Sezione di Brescia, Davide Forlani, è toccato il compito di tracciare un quadro della realtà della Guerra Bianca in Adamello. Un racconto molto efficace, che ha costruito un’immagine fatta di freddo, neve, valanghe; e poi la faticosa vita nei baraccamenti e nelle gallerie, a quote in cui non si era mai combattuto, anche attorno ai tremila metri. I cani, i muli, le teleferiche, lo sforzo immane per portare a braccia l’artiglieria in quota. Un quadro epico e tragico, che veniva per la prima volta sorvolato da quelle strane macchine che avrebbero cambiato per sempre il volto della guerra.