Benevento s’infiamma di Tricolore

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    Scrive, Guido Piovene, nel suo “Viaggio in Italia”: “La loro indole, mi fanno notare i beneventani, differisce molto da quella del resto della Campania: più dura, più chiusa, più alpina”. E ‘alpina’, la mattina del 29 settembre, Benevento si è svegliata, non dura, però, né chiusa, sulle note del “Trentatré” che annunciavano che il nuovo giorno baciato dal sole era anche quello dell’attesissimo raduno degli alpini del 4° raggruppamento, che si stavano riversando, da varie parti d’Italia, in città.

    L’alzabandiera in Piazza Castello ha aperto ufficialmente la manifestazione: una solenne cerimonia, iniziata alla presenza di numerose personalità, civili e militari, di un picchetto del 9° reggimento alpini, di stanza a L’Aquila, e di una folta schiera di vessilli e gagliardetti, con la resa degli onori al Labaro, scortato dai consiglieri nazionali Giorgio Sonzogni e Salvatore Robustini e dal delegato dell’ANA a Roma, Federico Di Marzo, seguita dalle note dell’Inno di Mameli, della fanfara della sezione Abruzzi.

    Gli onori ai Caduti e la deposizione di una corona d’alloro, da parte del sindaco Fausto Pepe, del presidente Marco Scaperrotta, del consigliere Salvatore Robustini e del comandante provinciale dei Carabinieri, col. Antonio Carideo, ponevano fine al suggestivo momento col Labaro che lasciava lo schieramento e gli astanti che sciamavano per le vie del centro, alla scoperta dei tesori d’arte dell’antica capitale del Sannio, o alla volta di Pietrelcina dove, in una casetta del vetusto borgo, nacque Padre Pio, il veneratissimo santo dalle stimmate.

    L’appuntamento era per il pomeriggio alla basilica della Madonna delle Grazie, per la celebrazione eucaristica, divenuta agape fraterna per le melodie del coro Valtanaro, diretto da Ludovico Baratto, e la toccante omelia di padre Davide Panella “… oggi si festeggiano San Michele, San Gabriele e San Raffaele … Cari alpini, non potevate scegliere giorno più significativo per farci visita… Da 140 anni voi siete sul suolo italiano e la costruzione della nostra identità è stato anche merito vostro… Vi auguro le cose più belle, sicuro che continuerete a trasferire quelli che sono i vostri valori alle generazioni future”. Successivamente, nella sala congressi di Palazzo Mosti, per l’incontro con le autorità.

    Qui, ai saluti di rito del presidente Scaperrotta, il quale non ha mancato di ricordare che il decreto costitutivo del Corpo fu firmato a Napoli, a Palazzo Reale (ove, tutt’oggi, ha sede la Sezione), da Re Vittorio Emanuele II, il 14 ottobre 1872, sono seguiti quelli del sindaco Pepe che ha ripercorso la storia della città nei millenni, e del sindaco di Cividale Stefano Balloch che ha posto l’accento su ciò che lega le due comunità. Infine il vice presidente nazionale Fabrizio Balleri, con appassionato eloquio, ha delineato i venti lustri dell’Associazione, mettendone in evidenza valori ed ideali, che si sostanziano nel ricordo dei padri e nei numerosi interventi nel campo della solidarietà, per concludere sottolineando come, nell’attuale difficile momento l’incessante, disinteressata opera degli alpini non trovi riscontro in quella dei tanti che, nell’amministrare la cosa pubblica, sembrano avere l’occhio rivolto più al bene personale, che a quello comune.

    Una parentesi nel programma si è avuta con la consegna ai famigliari del piastrino dell’alpino Giuseppe Reppucci, Caduto durante la tragica ritirata dal Don, piastrino recuperato durante uno dei suoi viaggi in Russia dall’alpino Ferdinando Sovran. All’uscita dal palazzo comunale le prime ombre della sera scendevano sul capoluogo sannita e le strade andavano animandosi per quella che nel programma ufficiale – con mostre (di rilievo quella storico-fotografica sugli alpini, a cura del socio Aviani, della sezione di Cividale), esibizione di cori, di fanfare e spettacoli vari – veniva definita “La notte degli alpini”, i quali non si sono sottratti all’abbraccio della città, ma hanno dato vita a momenti di sana e gioiosa aggregazione.

    La mattina successiva, nonostante i capricci iniziali di Giove pluvio e qualche iniziale incertezza nella macchina organizzativa – presto sanata dalla tenacia del generale Donato Lunardon – infaticabile cerimoniere, si muoveva il corteo aperto dalla fanfara della sezione di Latina e dal Labaro, seguito dai vessilli delle sezioni di: Napoli, Pinerolo (con il sindaco “sannita” Maria Luisa Simeone), Vallecamonica, Ivrea, Cividale, Alessandria, Milano, Modena, Bolognese Romagnola, Abruzzi, Bari, Latina, Roma, Feltre, Marche, Molise, Pisa-Lucca-Livorno, Firenze, Bassano, Vittorio Veneto, Valdagno, Marostica, Vicenza, Acqui Terme. Folla plaudente, al suo passaggio, a gremire, sempre più, i marciapiedi di viale degli Atlantici e di corso Garibaldi.

    Toni da ovazione in Piazza Castello, ai piedi della Rocca dei Rettori dove, dalle tribune, lo speaker, Carlo Frutti, infiammava gli animi. E così nel prosieguo, fino allo scioglimento, con manifestazioni di calore e simpatia, da parte di una città, Benevento, che, conquistata dalla carica umana, che, in queste occasioni, le penne nere sanno sprigionare, ha riscoperto e fatto proprio lo spirito alpino. A sera, infine, con l’ammainabandiera e il concerto della banda nazionale dell’Esercito, sul raduno è calato il sipario, ognuno auspicando che abbia presto a ripetersi.

    Salvatore Robustini