Bandiera… di pace

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    C’è un preciso momento dell’Adunata in cui gli alpini in armi e quelli in congedo si danno appuntamento, per la prima volta, in solennità. È un incontro che avviene adagio, come un applauso all’inizio timido e infine fragoroso. Parte carico d’aspettativa, inseguendo la vista della Bandiera e muta nel rispetto, quello portato con il saluto alle tese dei cappelli, perché la Bandiera racchiude in sé tutta la gloria del reggimento, ovvero la sua storia, i Caduti, le gesta.

    C’è poi un ultimo momento in cui le alte uniformi con le medaglie tintinnanti e le camicie a quadri si avvicinano, quasi a salutarsi formalmente, per poi sciogliersi in un esuberante abbraccio. Tutt’attorno i cittadini in festa che applaudono, esultano, fotografano un rito che alle Adunate è uguale nelle formalità, ma sempre diverso nell’emozione. La Bandiera di Guerra che ha avuto l’onore di sfilare a Trento è stata quella del 2º reggimento Genio Guastatori, di stanza proprio nella città, comandato dal colonnello Gaetano Celestre.

    Dal piazzale antistante il Castello del Buonconsiglio la Bandiera del 2º e il Labaro dell’Ana hanno sfilato per le vie di Trento, tra due ali di folla, lungo il chilometro e mezzo del percorso e hanno raggiunto la piazza Duomo dove il comandante delle Truppe Alpine gen. C.A. Claudio Berto e il Presidente dell’Ana Sebastiano Favero hanno passato in rassegna il reparto schierato. La splendida piazza, dominata dalla torre Civica e impreziosita dalla fontana del Nettuno, era gremita di vessilli e gagliardetti di Sezioni e Gruppi Ana e da centinaia di persone a far da cornice. Molti si sono affacciati dalle case, in posizione privilegiata coloro che si godevano lo spettacolo dai balconcini del palazzo gentilizio con la facciata affrescata dal Fogolino.

    Tra le numerose autorità civili e militari c’era il Presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, il Commissario del Governo Pasquale Gioffrè e il questore Massimo D’Ambrosio. Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta portando il saluto della Città ha ricordato: «Abbiamo bisogno di stare insieme e di fare insieme. E anche di condividere ricordi e amare i simboli come la Bandiera. Voi alpini ci avete insegnato ad essere orgogliosi della nostra Patria, una parola che sarebbe andata nel dimenticatoio se non ci fossero gli alpini a rammentarcelo».

    Il sindaco ha parlato di Trento come di una città che è da sempre di incontro e di dialogo con tutte le culture. E, ricordando i cento anni dalla Grande Guerra ha ribadito: «La pace va annunciata ma soprattutto pregata e vissuta, come voi alpini ci ricordate con la solidarietà verso quanti sono in sofferenza». Suona strano sentire tante parole di pace ad una cerimonia dove “armi” e “guerra” sono ovunque. Ma pensandoci bene non è poi così incomprensibile perché nella loro storia gli alpini la guerra l’hanno sofferta sulla loro pelle e si sono trasfigurati in una grande forza di solidarietà.

    Un passaggio questo che è nel retaggio, nel sentire di chi ci ha preceduto ed è stato assimilato come valore imprescindibile di un Corpo. E quelle medaglie di cui si fregia il Tricolore del 2º reggimento non esprimono solo l’orgoglio per i fatti epici, ma racchiudono anche le sofferenze di chi ha servito ed estensivamente il ricordo dei Caduti. Al termine del discorso del sindaco la Bandiera del 2º Genio ha lasciato lo schieramento e ha raggiunto Palazzo Geremia, per essere custodita durante tutta l’Adunata. Ricordiamo che il reggimento di antica costituzione – nasce con diversa denominazione a Piacenza il 1º giugno 1860 – dal 2000 è alle dipendenze della brigata alpina Julia, attualmente impegnata con gran parte dei suoi uomini in missione in Libano.

    Nel 2004 ha operato all’estero con uno dei suoi battaglioni, l’Iseo, impiegato in Kosovo, quindi due volte in Afghanistan, nel 2005 e nel 2007 e infine in missione umanitaria ad Haiti nel 2010. Successivamente l’intero Reggimento è stato in Afghanistan nel 2010 e nel 2013, senza dimenticare l’importante apporto sul territorio nazionale, in particolare alle popolazioni alluvionate in Veneto. La Bandiera si fregia di due Medaglie di Bronzo concesse nel 1861, di una Medaglia d’Argento al V.M. ottenuta in Russia e altre tre medaglie (al Valor Civile e dell’Esercito) per il grande sostegno successivo al disastro del Vajont e nel terremoto del Friuli. Altri begli esempi di “armi” al servizio della collettività.

    Matteo Martin