Appuntamento con la storia

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    “Mascabroni gente rude, ardita, noncurante dei disagi… È un nome che io davo a quei soldati che durante lo svolgimento della difficile impresa si dimostrarono i più arditi, i più tenaci nell’affrontare le difficoltà, pieni di fede nel successo, un po’ brontoloni, ma in definitiva sempre di buon umore e sostanzialmente molto disciplinati; gente tutto cuore e tutta sostanza; poca forma, che molto spesso è ipocrisia”.

    Queste le parole del capitano Giovanni Sala “Tuze” che nel febbraio del 1916 portò un gruppo di alpini a compiere prodezze entrate nel mito. Queste sono anche le parole del generale Claudio Berto, comandante delle Truppe Alpine nel 2018, che alle 5 Torri ha fatto rivivere ai suoi uomini, ai suoi alpini, lo spirito che contraddistinse quei valorosi. L’esercitazione 5 Torri, dove 400 militari di 14 nazioni hanno operato fianco a fianco, ha visto riproporre sui luoghi della Guerra Bianca del secolo scorso, le tecniche più ardite ricordate nelle gesta dei mascabroni del capitano Sala e nelle asburgiche pattuglie volanti di Sepp Innerkofler.

    Una rivisitazione in chiave moderna (con l’impiego degli elicotteri) di quel “essere soldati di montagna” che con perizia, disciplina e coraggio possono portare a termine, ieri come oggi, le imprese più ardite. Un secolo or sono gli alpini furono tratteggiati dalle immagini della Domenica del Corriere come militari senza macchia, pronti a sfidare il nemico e la natura operando in un ambiente che nulla lascia al caso. Quell’attenzione, quelle capacità cento anni dopo le hanno dimostrate gli alpini/alpinisti provenienti dai corsi basici delle brigate alpine Julia e Taurinense e gli atleti della Sezione militare di Alta Montagna del Centro Addestramento Alpino.

    Oggi come ieri competenza, abilità e dedizione per le sfide importanti come l’ascensione effettuata (per la prima volta in integrale) davanti ad un pubblico di migliaia di persone, dei Primi caporal maggiori Filip Babicz e Alessandro Zeni sulla via da loro aperta e denominata “Ragazzi del ’99” con difficoltà che arrivano al decimo grado. Le 5 Torri il 4 luglio, hanno fatto da palcoscenico ad un atto tattico degli alpini del battaglione Tolmezzo che, con l’ausilio di elicotteri e di specialisti del 4º, hanno dato dimostrazione delle più recenti tecniche di combattimento in montagna il “mountain warfare”. Esso è l’evoluzione delle tradizionali tecniche di combattimento in alta montagna che, con procedure in continuo aggiornamento, caratterizza le Truppe Alpine moderne quali componente dell’Esercito prontamente impiegabile ed idonea ad operare in qualsiasi contesto ambientale.

    «Le capacità sviluppate per il combattimento in un ambiente selettivo come la montagna – ha ricordato il Capo di Stato Maggiore della Difesa generale Claudio Graziano, presente sulle Dolomiti – forma militari in grado di operare in ogni contesto e pronti per ogni impiego, addestrati in un ambiente dove nulla può essere dato per scontato». E l’addestramento alpino oggi come non mai viene impiegato a favore della società civile. In parete, lungo i crepacci delle Dolomiti si sono visti operare i soccorsi più diversi, dall’autosoccorso, alla discesa su corda, all’intervento degli elicotteri con verricello e barella.

    Accanto agli alpini in armi, anche i marinai del Goi, alcuni assetti dei carabinieri assieme a squadre del Corpo nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e alle squadre di Protezione Civile dell’Ana in un “fare squadra” nel soccorso che vede lavorare assieme diverse articolazioni dello Stato. La perizia e la capacità di lavorare in sinergia da parte del personale sono state sottolineate anche dal Presidente nazionale Sebastiano Favero che si è complimentato con il generale Berto e i suoi uomini per il lavoro svolto.

    Igor Piani