Alla casa della memoria

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    Arrivo alla Baita Cecchin assieme all’amico Sergio Casarotto. Gli altri, Angelo Brazzale, Luca Sanson e Vittorio Brunello, sono indietro, forse ancora scossi dalla “volata” che ho fatto con il fuoristrada sulla dissestata via che porta a Passo Stretto per arrivare in tempo, oppure rallentati dalle evidenti tracce di neve che ancora c’erano sul sentiero che porta alla Baita, nonostante il grande lavoro di spalatura fatto dagli alpini di Marostica per preparare l’evento. È sempre bello tornare a casa, tra i miei alpini all’Ortigara. 

     

    Saluti, pacche sulle spalle, commenti. Oggi, 24 maggio 2016 è una giornata speciale: arriva a rendere omaggio alla Madonnina del Lozze, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È la prima volta che il Capo dello Stato viene quassù, alla cattedrale degli alpini. L’emozione è forte. Incrocio il Presidente di Marostica, Sbalchiero che, quando mi vede, s’illumina: «Dopo devi fare l’inquadramento storico e topografico al Presidente». Vabbè, lo sapevo che il nuovo Presidente è un burlone. Sto allo scherzo e dico: «Va bene, che problema c’è?».

    Gli altri amici si perdono in mezzo alla folla di alpini. Siamo veramente in tanti per essere un martedì lavorativo, in maggio a 2.000 metri di quota. Mi avvio verso la Madonnina. Incontro i pile rossi del Coro Ana Marostica, tanti consiglieri nazionali tirati a lucido nella loro divisa da montagna e il Presidente Favero. Ci salutiamo e mi dice: «Allora d’accordo, tu fai l’inquadramento topografico al Presidente». Perfetto! Non era uno scherzo!

    Mi sembra di essere tornato ai tempi della Smalp quando, con la massima naturalezza, ti chiedevano l’impossibile e in tempo zero! In questo caso ti chiedono di preparare un discorso per il Presidente della Repubblica in meno di mezz’ora, in cima a una montagna. Ma in fondo, perché agitarsi? La storia di questi posti la conosco e l’ho raccontata a tanti, tante volte. In fondo si tratta solo di raccontarla, un’altra volta, al Capo dello Stato. Mica mi mangerà, no?

    Così, dalla meravigliosa balconata di Cima Lozze, in questa giornata tersa e spazzata da una fredda brezza che viene da nord, godo del bellissimo panorama e mi ripasso mentalmente luoghi e avvenimenti: la battaglia del 1916, l’operazione K, l’inverno del 1917, la “difensiva nell’ipotesi 1”, quota 2.101, quota 2.105 dell’Ortigara, Monte Campigoletti, Monte Chiesa, Corno di Campo Verde, Corno di Campo Bianco… Perso in questi ragionamenti, sento in lontananza il rombo dei due AB 212 che, partiti dall’aeroporto di Asiago, portano il Presidente.

    Sulla zona di atterraggio, risistemata e pulita per l’occasione dagli alpini, atterra senza difficoltà il primo mezzo, scarica i passeggeri e riparte per far posto al secondo. Quest’ultimo approccia come il precedente ma, quando mancano una decina di metri al tocco, una folata di vento lo fa scarrocciare in maniera abbastanza violenta. Il bravissimo pilota controlla la sbandata e atterra senza problemi. Scende il Presidente. Ad accoglierlo ci sono il Presidente Favero e i Presidenti di Marostica e Asiago, Sbalchiero e Biasia, che lo conducono sul sentiero che porta alla Madonnina, tra due ali di alpini, gagliardetti, vessilli.

    Di fianco alla stele della Madonnina, il Labaro dell’Ana e un picchetto armato in divisa d’epoca. Il corazziere si prepara per la deposizione del cuscino di fiori. La cerimonia è breve. Uno squillo di attenti, la deposizione, Mattarella che quasi s’inginocchia per sistemare i nastri, il silenzio d’ordinanza. Poi il Capo di Stato si gira verso l’Ortigara e Favero, con un cenno, mi chiama accanto a loro. Mi presento, «Buongiorno Presidente, sono il tenente in congedo Roberto Genero…». Le parole mi escono fluide, catturo l’attenzione del Presidente quando racconto del gen. Di Giorgio, siciliano come lui, che guidò l’assalto a quota 2.105 nel 1917.

    Mi ascolta attento e segue le indicazioni che fornisco sulla topografia dei luoghi e sullo sviluppo delle operazioni. Il responsabile del cerimoniale mi fa ampi cenni di “tagliare”, il crono programma è rigidissimo e non si può derogare, l’elicottero è in moto. Il Presidente mi stringe la mano e mi ringrazia. C’è solo il tempo per una battuta con gli alpini, per una mezza promessa di esserci a Treviso l’anno prossimo, per scattare una foto di gruppo e per ricevere una targa lignea scolpita dall’alpino Marino Meneghin, di Villa di Molvena, a ricordo della giornata.

    Poi, scortato dal Presidente Favero, ritorna per lo stesso sentiero, stretto dal calore degli alpini che gli si fanno attorno per salutarlo e stringergli la mano. Pochi minuti ancora e il possente rom- Il Presidente Sergio Mattarella con il Presidente Sebastiano Favero al Lozze. Roberto Genero indica al Presidente Mattarella i luoghi delle battaglie. … e con gli alunni delle scuole al Sacrario del Leiten, ad Asiago. bo dell’elicottero lo porta via.

    La visita una mezz’ora, ma credo che quei trenta minuti per noi alpini abbiano significato tantissimo, il riconoscimento della nostra storia, ormai centenaria, della nostra tenacia nell’essere depositari della memoria e dei valori che ci hanno reso quelli che siamo. Rapidamente gli alpini scendono dal Lozze ma, prima di ritrovare gli amici con cui sono salito, resto ancora un attimo a guardare questa montagna.

    Negli ultimi dieci anni sono migliaia gli alpini che da tutta Italia sono saliti quassù per lavorare e tenere in ordine questa che è la nostra “Casa della Memoria”. Moltissimi altri ci hanno appoggiato in maniere diverse. Ecco, quando il Presidente mi ha stretto la mano, idealmente, l’ha stretta anche a loro.

    Roberto Genero

    rgenero@gmail.com