Al Falzarego gli alpini recitano e meravigliano

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    Con una spettacolare esercitazione al Falzarego gli alpini hanno dato una dimostrazione delle loro capacità operative in condizioni estreme. È stata la degna conclusione dei campi e delle escursioni compiute fino a primavera inoltrata dai reparti della Taurinense, della Julia, dalla Scuola militare alpina e dal 6º Reggimento di San Candido. Nel fantastico scenario delle Torri del Falzarego, dalla Torre Piccola al Col dei Bos, sullo sfondo dell’Antelao, Sorapis, dell’Averau e, in profondità, della Marmolada teatro della Grande Guerra gli alpini hanno dato vita ad uno spettacolo mozzafiato.

    Con compagnie perfettamente equipaggiate che raggiungevano le cime, squadre di rocciatori che si esercitavano in arditi salvataggi e istruttori che parevano muoversi senza tener conto della gravità fra difficoltà del 7º grado superiore. All’esercitazione, organizzata dal Comando Truppe alpine, hanno assistito il generale di C.A. Bruno Iob, comandante del Comando forze terrestri, il comandante delle Truppe alpine generale di C.A. Armando Novelli, il gen. Petti comandante della Scuola Militare Alpina, alti ufficiali dell’esercito ungherese e dell’esercito sloveno con i quali la brigata Julia ha recentemente conseguito la piena capacità operativa per interventi di difesa dell’Unione europea.

    Presenti pure gli allievi dell’accademia militare di Modena e gli ufficiali della Scuola di applicazione. L’ANA era rappresentata dal consigliere nazionale Antonio Cason, dal presidente dei revisori dei conti Arrigo Cadore e dal nostro direttore Vittorio Brunello. Numerosi i turisti, che hanno vissuto in diretta e con intensa partecipazione le varie imprese.

    Non si è trattato soltanto d’una dimostrazione di un alto grado di preparazione, ma di qualcosa di più: gli alpini hanno dimostrato che nonostante i gravosi impegni internazionali, le turnazioni a cadenza ravvicinata, le indispensabili fasi di preparazione dei nuovi materiali, continuano ad andare in montagna, ad allenarsi al superamento di barriere anche psicologiche, ad avere piena coscienza delle proprie possibilità, a fare gruppo, a stare in cordata.

    Esercitazioni come questa del Falzarego non si improvvisano, sono il frutto di un lavoro di squadra che comprende tutti, dal comandante alla recluta. Sono stati 250 gli alpini, fra cui 25 donne, che hanno preso parte alla impegnativa operazione Falzarego, a conclusione di una intensa stagione che ha visto impegnati tutti i reparti in roccia, nel soccorso in montagna e nella marcia.

    Gli alpini si sono cimentati nell’attrezzamento e superamento in cordata di numerose vie, applicando sofisticate tecniche alpinistiche e di soccorso, come quella con l’ausilio del verricello di un elicottero in hovering, quella del grappolo , che consente il recupero veloce di personale e materiali. Si sono spostati da una cima all’altra passando su una corda tesa nel vuoto, con una campata di 70 metri. Meno spettacolare ma non meno impegnativo il compito delle compagnie impegnate sulla Torre Piccola e sul Col dei Bos: portavano, fra armamento e zaino, un peso fino a 25 chilogrammi, affrontando difficoltà del 4º e 5º grado.

    Queste attività richiedono costanti e specifici addestramenti, nonché un duro allenamento, sia fisico che mentale, un’attenta applicazione di precise tecniche e procedure per la minimizzazione dei rischi. Lo scopo dell’addestramento alpinistico è infatti quello di portare il personale ad una graduale maturazione caratteriale attraverso la consapevolezza delle proprie possibilità, fisiche e psicologiche, l’applicazione delle tecniche della disciplina individuale e di gruppo e l’acquisizione delle capacità di valutare le difficoltà da superare.

    Gli ottimi risultati conseguiti hanno indotto anche altri reparti, per esempio i paracadutisti della brigata Folgore, a ricorrere all’addestramento degli istruttori della Scuola militare alpina e del Comando Truppe alpine. Un’analoga attività viene svolta in Afghanistan a favore delle forze armate di questo Paese; altri team di istruttori saranno prossimamente impegnati con paracadutisti belgi, con reparti egiziani e con un reparto della Repubblica di Malta.

    Fra gli alpini impegnati al Falzarego c’era anche il caporale Marco Farina, del Centro addestramento alpino di Aosta. Farina possiede le doti per diventare una figura di riferimento dell’alpinismo d’eccellenza italiano. Suo fratello Massimo, istruttore militare di sci alpinismo, considerato uno dei migliori alpinisti del mondo, è morto nel febbraio 2005 in valle di Rhemes (Aosta) durante la scalata su una parete di ghiaccio.

    Al Falzarego il generale Novelli ha invitato i genitori dei fratelli Farina: un bel gesto, e l’occasione per rendere omaggio al giovane istruttore caduto. Lo stesso caporal maggiore Marco Farina parteciperà ad una spedizione in Antartide, guidata dal 1º maresciallo Taufer e composta anche dal maresciallo Sganga, dal 1º maresciallo Amort, tutti istruttori alpini. Obiettivo della missione, la scalata del monte Vinson, la vetta più alta dell’Antartide, in condizioni ambientali davvero estreme.

    Parlando al termine della esercitazione, conclusa col un lancio di paracadutisti del Monte Cervino , il generale Novelli si è soffermato sui nuovi materiali, armamento ed equipaggiamento in dotazione ai reparti alpini, idonei ai teatri operativi nei quali è richiesto l’intervento dei nostri reparti. Il generale Iob si è soffermato sull’aspetto formativo dell’alpino e ricordato che tecniche e mezzi non bastano, se in quello che facciamo, non ci si mette soprattutto il cuore. Sapesse come siamo d’accordo con lei, caro generale