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Lo scorso anno avevamo definito l’Adunata nazionale di Piacenza con il termine “2.0”, commentando con grande soddisfazione i dati statistici emersi da un utilizzo programmato dei due più diffusi social network - Twitter e soprattutto Facebook - e ponendo l’accento sull’effetto virale che i contenuti ritenuti più interessanti della rete avevano avuto nei giorni della Adunata e in quelli successivi. Un esempio su tutti: la fotografia del centenario Cristiano Dal Pozzo in sfilata era stato il risultato più brillante di questa operazione con 180mila visualizzazioni in meno di 24 ore. “Davvero niente male”, avevamo pensato, non immaginando però che… non avevamo visto ancora nulla!
“In Russia eravamo male armati, male equipaggiati, male nutriti; spesso anche male comandati: nessun altro avrebbe potuto fare di più. Oggi è giusto ricordare chi non è tornato, perché il ricordo è vita”. Le parole del gen. Modesto Marchio lasciano nel silenzio i tanti convenuti per l’inaugurazione del monumento agli alpini Caduti “in guerra e in pace”, opera dell’architetto Timossi, fortemente voluto dal gruppo guidato dal dinamico Carmelo Staderoli.
Ho deciso di scriverle queste righe per ringraziare pubblicamente la signora Lidia ed il signor Paolo titolari del Gruppo DOOR2000 di Pordenone. Costoro, in occasione della recente Adunata hanno invitato per una cena presso la sede della suddetta attività 200 alpini (tanti quanti i dipendenti della loro azienda), tra cui il nostro Gruppo. Tramite un loro dipendente, Stefano Maitan, sono bastati un paio di contatti telefonici tra perfetti sconosciuti (allora) per organizzare una bellissima festa in perfetto stile alpino.
Su iniziativa della professoressa Elena Giuliano, in collaborazione con la sezione ANA di Cuneo, le classi quinte dell’ITIS di Cuneo hanno partecipato ad un ciclo di conferenze sulla storia degli alpini. È un modo concreto ed esauriente di avvicinarsi alla storia italiana, molto apprezzato dagli alunni e dagli insegnanti dell’Istituto.
Sono gli “angeli dell’Adunata” che da oltre 40 anni garantiscono la sicurezza e il regolare svolgimento della manifestazione. Riconoscibili dall’immancabile maglioncino d’ordinanza color verde, l’armata dei 214 del Servizio d’Ordine Nazionale - tanti sono i suoi componenti - argina la folla in tutte le cerimonie ufficiali e sovraintende al regolare scorrere della sfilata, la domenica. Vigilano nella zona delle tribune e degli ingressi riservati e regolano il flusso dei tanti alpini nella zona dell’ammassamento e dello scioglimento.
Un salto indietro nel tempo per respirare ancora l’aria dell’Adunata nazionale 2013. I piacentini lo hanno vissuto con l’inaugurazione del dono che il Comitato Organizzatore dell’Adunata, presieduto da Nino Geronazzo, ha voluto fare alla città. Un pannello in acciaio corten raffigurante il profilo di Alessandro Farnese (uno dei due monumenti equestri che campeggiano nella piazza principale di Piacenza), il simbolo dell’Adunata piacentina e il messaggio delle penne nere: “Gli alpini alla città. Grazie per aver vissuto insieme una splendida Adunata”.
Sui contrafforti prealpini del Grappa e del Tomba si distinsero per coraggio, determinazione e valore. Poi furono in Russia, mandati a combattere una guerra sporca. Ancora prima sul fronte greco albanese, sulle montagne fangose d’una terra di pastori. Non possedevano nulla, solo qualche fotografia della morosa e della mamma.
Rientro nella mia stanza dopo l’ammainabandiera e il passaggio della stecca agli amici de L’Aquila. Ci accompagnano fuori da Piazza XX Settembre tanti silenziosi eroi. Sono presenti anche loro, benché solo nelle icone dorate delle medaglie che ondeggiano sul Labaro. Hanno sfilato con noi, secondo quella logica della memoria, che si espande come un eco, per sussurrare al cuore delle generazioni che avanzano e che non sapevano. Anche la pioggia ha cessato di fare storie. Ma solo qualche ora prima ce l’aveva messa tutta per mettersi a gamba tesa contro il passo cadenzato degli alpini. Chissà perché.
La “Cittadella degli Alpini” allestita dal Comando Truppe alpine e dalla brigata Julia al Parco Galvani, nel centro di Pordenone, ha avuto il record di affluenza: 83mila visitatori nei tre giorni dell’Adunata e 600 alunni delle scolaresche durante il primo giorno di apertura. Dalla prima edizione, svolta nel 2007 a Cuneo, la Cittadella si è sviluppata e ampliata, acquisendo un interesse crescente. A Pordenone i visitatori non solo hanno potuto ammirare i mezzi e gli equipaggiamenti delle Truppe alpine, ma hanno anche potuto apprezzare il modo, unico nel suo genere, in cui i soldati di montagna interpretano il loro ruolo.
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Un processo per viltà contro 28 piemontesi nell’estate del 1915 sulle dolomiti di Passo della Sentinella Un processo agli alpini, finora occultato, scoperto nei faldoni dell’archivio dello Stato Maggiore dell’Esercito. Ventotto alpini piemontesi del Fenestrelle finiscono davanti al tribunale straordinario di guerra nelle Dolomiti, convocato dai generali Luca Montuori e Giacinto Ferrero, due ufficiali sulla cui severità scrisse Emilio Lussu. L’accusa era di codardia per essersi defilati nell’imminenza di un attacco al Passo della Sentinella. La sentenza, che nella sua durezza non previde condanna a morte, non piacque al gen. Cadorna, che ne trasse spunto per dare delle disposizioni più rigorose. L’autore rivisita la vicenda anche grazie alla testimonianza della figlia di uno dei condannati, mettendo in risalto il divario tra la severità degli alti comandi, la comprensione degli ufficiali con diretta esperienza delle battaglie e della condotta della truppa che, nella maggior parte dei casi, compì pienamente il proprio dovere. |
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Romanzo Una nuova spy-story scritta da un esperto del settore: capitano degli alpini, paracadutista, subacqueo, tiratore agonistico. Se siete attratti da spionaggio, azione, operazioni militari, questo libro vi porterà all’interno di un conflitto, tra scontri a fuoco, velivoli tecnologici, agenti paracadutati in zone inaccessibili, inseguimenti, blitz, attentati, rapimenti, disinformazione e brutali omicidi. A scompaginare le carte il ritrovamento di una tavoletta d’argilla in scrittura cuneiforme celata all’umanità da 800 anni. Manufatto che, se autentico, potrebbe riscrivere la storia delle religioni. |
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Il 10 agosto del 1946, alla conferenza di pace a Parigi, Alcide De Gasperi chiese alle quattro grandi potenze di trattare non con l’Italia del fascismo ma con la nuova Italia, quella antifascista, delle migliaia di soldati italiani caduti combattendo i tedeschi, della Resistenza, delle migliaia di vittime delle atroci ritorsioni dei soldati del Reich. Il diaframma che divide - per certi versi ancor oggi - la vecchia Italia dalla nuova è rappresentato da una data: l’8 settembre 1943. Un anniversario quasi rimosso dalla coscienza degli italiani, trascorso in un silenzio politicamente corretto, che fu celebrato solo dall’allora presidente della Repubblica Azeglio Ciampi che con meritevole intento di pedagogia civile lo indicò come il giorno della rinascita dell’Italia. Lo storico Gianni Oliva, nel suo recente saggio L’Italia del silenzio analizza questa “giornata più lunga” partendo da lontano, dalla caduta del fascismo (25 luglio 1943) alla firma dell’armistizio. |