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Il gruppo di Mulhouse (Alsazia), sezione Francia, ha festeggiato il suo 30° compleanno. Numerosi gli alpini e amici presenti: da Parigi il presidente sezionale Adolfo Corradini e il capogruppo di Parigi Vanni Duratti con alpini e familiari, e da Nilvange (Lorena) il capogruppo Salvatore Spinello anch’egli con un numeroso seguito.
Approfitto della nostra posta per sottolineare un problema che si ripresenta sempre più spesso: la fanfara a lato della tribune d’onore, forse per sveltire il traffico, batte una cadenza da tarantella che niente ha da spartire con la normale cadenza di marcia (il “33” era persino più lento del normale, quando marciavamo con i muli!).
Nessuna cattedrale, nessun duomo né opera d’arte a far da cornice. La scelta per la consueta messa del sabato all’Adunata, è caduta sul Palazzetto dello sport prediligendo così la gente al luogo. A dimostrazione che la sacralità non è quasi mai legata ad orpelli e apparenze, ma piuttosto all’essenziale, alla potenza della preghiera in grado di trasformare migliaia di individui in comunità.
Si è detto sia stata l’Adunata dei record, soprattutto per le tantissime presenze registrate nell’arco dei tre giorni della manifestazione. Se si potesse misurare l’affetto dei pordenonesi nei confronti degli alpini, allora anche questo sarebbe un primato. La città ha dimostrato tutta la sua ospitalità e ha saputo accogliere in un grande e affettuoso abbraccio l’Adunata numero 87.
Per un alpino la preparazione in vista dell’Adunata è un rituale, un po’ come affardellare lo zaino per la marcia in montagna: il peso calibrato, l’equipaggiamento idoneo, nulla deve mancare. Uguale attenzione viene dedicata a una delle parti più importanti: come raggiungere la città dove si svolgerà il grande raduno? La più alpina - e anche la più ecologica - delle soluzioni è quella di… andarci a piedi!
Lo scorso anno avevamo definito l’Adunata nazionale di Piacenza con il termine “2.0”, commentando con grande soddisfazione i dati statistici emersi da un utilizzo programmato dei due più diffusi social network - Twitter e soprattutto Facebook - e ponendo l’accento sull’effetto virale che i contenuti ritenuti più interessanti della rete avevano avuto nei giorni della Adunata e in quelli successivi. Un esempio su tutti: la fotografia del centenario Cristiano Dal Pozzo in sfilata era stato il risultato più brillante di questa operazione con 180mila visualizzazioni in meno di 24 ore. “Davvero niente male”, avevamo pensato, non immaginando però che… non avevamo visto ancora nulla!
“In Russia eravamo male armati, male equipaggiati, male nutriti; spesso anche male comandati: nessun altro avrebbe potuto fare di più. Oggi è giusto ricordare chi non è tornato, perché il ricordo è vita”. Le parole del gen. Modesto Marchio lasciano nel silenzio i tanti convenuti per l’inaugurazione del monumento agli alpini Caduti “in guerra e in pace”, opera dell’architetto Timossi, fortemente voluto dal gruppo guidato dal dinamico Carmelo Staderoli.
Ho deciso di scriverle queste righe per ringraziare pubblicamente la signora Lidia ed il signor Paolo titolari del Gruppo DOOR2000 di Pordenone. Costoro, in occasione della recente Adunata hanno invitato per una cena presso la sede della suddetta attività 200 alpini (tanti quanti i dipendenti della loro azienda), tra cui il nostro Gruppo. Tramite un loro dipendente, Stefano Maitan, sono bastati un paio di contatti telefonici tra perfetti sconosciuti (allora) per organizzare una bellissima festa in perfetto stile alpino.
Sono gli “angeli dell’Adunata” che da oltre 40 anni garantiscono la sicurezza e il regolare svolgimento della manifestazione. Riconoscibili dall’immancabile maglioncino d’ordinanza color verde, l’armata dei 214 del Servizio d’Ordine Nazionale - tanti sono i suoi componenti - argina la folla in tutte le cerimonie ufficiali e sovraintende al regolare scorrere della sfilata, la domenica. Vigilano nella zona delle tribune e degli ingressi riservati e regolano il flusso dei tanti alpini nella zona dell’ammassamento e dello scioglimento.
Un salto indietro nel tempo per respirare ancora l’aria dell’Adunata nazionale 2013. I piacentini lo hanno vissuto con l’inaugurazione del dono che il Comitato Organizzatore dell’Adunata, presieduto da Nino Geronazzo, ha voluto fare alla città. Un pannello in acciaio corten raffigurante il profilo di Alessandro Farnese (uno dei due monumenti equestri che campeggiano nella piazza principale di Piacenza), il simbolo dell’Adunata piacentina e il messaggio delle penne nere: “Gli alpini alla città. Grazie per aver vissuto insieme una splendida Adunata”.
Sui contrafforti prealpini del Grappa e del Tomba si distinsero per coraggio, determinazione e valore. Poi furono in Russia, mandati a combattere una guerra sporca. Ancora prima sul fronte greco albanese, sulle montagne fangose d’una terra di pastori. Non possedevano nulla, solo qualche fotografia della morosa e della mamma.
Rientro nella mia stanza dopo l’ammainabandiera e il passaggio della stecca agli amici de L’Aquila. Ci accompagnano fuori da Piazza XX Settembre tanti silenziosi eroi. Sono presenti anche loro, benché solo nelle icone dorate delle medaglie che ondeggiano sul Labaro. Hanno sfilato con noi, secondo quella logica della memoria, che si espande come un eco, per sussurrare al cuore delle generazioni che avanzano e che non sapevano. Anche la pioggia ha cessato di fare storie. Ma solo qualche ora prima ce l’aveva messa tutta per mettersi a gamba tesa contro il passo cadenzato degli alpini. Chissà perché.