Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    La Bandiera vilipesa

    Il diario inedito di Mauro Squeo, capitano di artiglieria nella seconda guerra mondiale, di stanza nell’isola di Coo, mi riporta all’editoriale dal titolo I calabroni e gli Alpini del marzo scorso, e ai riferimenti alla depenalizzazione del vilipendio alla Bandiera (B maiuscola). Un’offesa al simbolo più alto della Patria ridotta a una sorta di infrazione stradale . Nel diario, che sto cercando di far pubblicare, l’autore, scomparso da dieci anni, ricorda la figura del sottotenente Salvatore Corazza, Alfiere del 10º Reggimento Fanteria della divisione Regina , presente sull’isola con due battaglioni. Corazza, insieme ad altri 100 ufficiali, venne fucilato dai tedeschi, dopo aspra lotta nell’ottobre 1943. Aveva nascosto la Bandiera, che poi venne salvata da una religiosa e ora riposa al Vittoriano. Poteva salvarsi rivelandone l’ubicazione al generale Muller: rifiutò e pagò con la vita l’onore di averla conservata. Che differenza con oggi. Chi ha ordinato questo provvedimento, cancellando 150 anni di storia, ritiene che la bandiera (in minuscolo) serva soltanto per i tifosi allo stadio, nelle partite di calcio o di rugby. Evidente che non ha fatto il servizio militare: era già privo di qualsiasi punto di riferimento preciso. Quanta amarezza, quando ho letto la notizia. L’alzabandiera a Lecce e poi alla SMALP di Aosta aveva un preciso significato per noi AUC. Ci sentivamo parte attiva di quanto si era scelto volontariamente, per spirito di dovere. Oggi, concordo con l’editoriale, questa scuola di vita non c’è più. Senza questi valori, che noi abbiamo ricevuto, come faranno i giovani di oggi e di domani?

    Carlo Gobbi

    Un esempio dalla Provincia di Brescia

    L’idea mi era venuta di fronte alla desolante constatazione del progressivo ricondizionamento del nostro bel Corpo degli Alpini. Essa mi era nata come una fantasia che si sbrigliava immaginando un nuovo Corpo degli alpini parallelo, il cui compito sarebbe unicamente quello inerente alla Protezione civile e alla salvaguardia della natura, come: guardia parchi, guardia forestale, prevenzione frane, valanghe e incendi, controllo ghiacciai, difesa della flora e della fauna, soccorso alpino . L’idea, che subito a caldo mi pareva molto buona, col passar del tempo incominciò a darmi qualche dubbio e sono certo che a tanti sarà potuta sembrare addirittura bizzarra . Ora invece mi accorgo che non è poi tanto malvagia. Infatti da qualche parte sta già prendendo piede . È proprio di venerdì 17 marzo la notizia apparsa sul quotidiano L’Avvenire , nella rubrica Oggi Lombardia che dice testualmente: Un accordo per il futuro dei sentieri bresciani. È quello che vede protagonisti, da un lato la Provincia di Brescia, dall’altro le locali sezioni dell’ANA. La commissione provinciale escursionismo e sentieristica ha voluto affidare questo compito proprio alle penne nere (23mila in provincia) in quanto conoscono perfettamente la montagna bresciana: hanno le competenze, le qualità e, soprattutto, garantiscono una presenza capillare sul territorio . I bresciani, ben conoscendo il loro territorio, sanno che è molto importante e indispensabile mettere gli uomini giusti al posto giusto. Tanto di cappello agli assessori della Provincia di Brescia.

    Germano Affaticati Bresso (MI)

    Quel monumento che non c’è

    Su una strada mediamente trafficata, nella rientranza di un piazzale sterrato, c’è un monumento ai Caduti con nomi e fotografie; una sovrapposizione di massi simula una montagna, due affusti di cannone, una recinzione con catene poggianti su bombe d’aereo, un cancelletto in ferro battuto. Artisticamente pregevole o meno, è qualcosa che suggerisce la meditazione del viandante. Oggi però non c’è posto per la riflessione, non c’è posto per imparare dalle tragedie del passato. Oggi ogni rievocazione è manifestazione di superficialità, quasi solo un atto di presenza delle autorità per gratificare la propria immagine. Il resto lo ha fatto il progresso : quel piazzale sterrato circondato da alberi è stato asfaltato ed adibito a parcheggio: da parte di alcune autorità. Poi ci si mette il progresso : quello sterrato è stato asfaltato così come luogo un po’ appartato apparentemente ameno è diventato un parcheggio: lo ingombrano auto, cassonetti per l’immondizia, autocarri, rimorchi. Mi chiedo: com’è possibile tanta insensibilità, tanta mancanza di rispetto per quegli umili eroi che diedero la vita per servire la Patria. L’oblio, questo è il modo di ringraziarli. Ecco la storia del monumento al parcheggio, molto simile a quella di tanti altri monumenti che dovrebbero insegnarci la storia ma finiscono per essere una testimonianza di decadenza morale.

    Ugo Mabellini Fontanellato (PR)

    La Preghiera dell’Alpino

    Sono il penultimo per anzianità nel gruppo di alpini del mio paesino. Ricorderò sempre quando alla prima festa, il capo gruppo mi incaricò della lettura, alla fine della Messa, della Preghiera dell’Alpino. Ricordando ciò che quella preghiera suscitava in me fin dal CAR di Merano, durante la S. Messa in caserma, mi resi subito conto che non sarebbe stato un compito facile (e quelli che hanno fatto la naja negli alpini capiranno il perché di questa mia affermazione). Ricordo la voce che non usciva, l’emozione, il cuore in gola. Ora porto sempre con me la Preghiera dell’Alpino. Essa segue la mia vita quotidianamente. Non sarà mai una preghiera come le altre, me lo dicono gli occhi delle mamme e dei veci pieni di lacrime mentre la recito. Questa preghiera ricorda amici, figli e padri lontani non più tornati, ricorda che essere alpino è prima di tutto un onore.

    Giuliano Bossio Livo (CO)