Vincere l’impossibile

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    Quando mi sono arruolato l’ho fatto convinto: non ero andato negli alpini per caso ma per scelta, perché più di ogni altra cosa volevo essere un alpino. Quando sei nell’Esercito gli alpini sono i tuoi colleghi, il tuo reparto mentre, perdonatemi, gli alpini in congedo, l’ANA, sono un concetto lontano. Poi quello che mi è successo, il ritorno a casa e tra tante visite ufficiali, quelle persone in giacca e cravatta, ma con il cappello alpino in testa.

     

    Sono venuti i responsabili dell’ANA insieme ai miei Comandanti, ma anche gli alpini “vicini di casa” a farmi capire che ero uno di loro. Ci siamo conosciuti in mille modi. Dagli occhi fermi e saldi di chi lavorava in cantiere e che contribuiva con orgoglio a fare quello che nessuno avrebbe pensato fosse realizzabile, o di tutti gli alpini che mi hanno invitato come un fratello ai loro eventi e che mi hanno consentito di divulgare il mio messaggio anche alle loro comunità.

    Ma è solo ultimamente che percepisco la vera portata dell’Associazione, nella sua semplicità, nella sua diffusa articolazione che mi fa sentire a casa, ovunque io vada. Quello slancio di generosità, insieme alle cure del Niguarda, hanno contribuito a convincermi del mio futuro. Il legame con i miei colleghi di reparto è ancora solidissimo, un’unione che il tempo non potrà logorare.

    Il 18 gennaio 2011 un elicottero ha accompagnato il momento più difficile della mia vita. Un attentato in cui perse la vita il mio collega e amico Luca Sanna. La prima diagnosi parlava di tetraplegia e mi prospettava impietosamente un futuro attaccato a un respiratore con la sola possibilità di muovere le spalle. Dopo le difficoltà iniziali ho capito e realizzato dentro di me che reagire e agire era l’unica soluzione, soprattutto perché lo dovevo a tutti quei fratelli che non avevano avuto la mia stessa fortuna.

    Con tanta tenacia sono riuscito a riacquistare parte dell’utilizzo delle braccia, tanto da poter mangiare da solo e spingermi con la carrozzina nella casa che l’Associazione Nazionale Alpini mi ha costruito. Il 17 agosto 2014 un altro elicottero ha dato un senso al mio lottare. Grazie al sostegno dell’amico Luca Colli, a quello del corpo guide di Alagna Valsesia, del Soccorso alpino, degli alpini e dei carabinieri sono riuscito a realizzare il sogno di raggiungere il rifugio più alto d’Europa: la capanna Margherita a 4.459 metri sul monte Rosa.

    L’ho fatto utilizzando una speciale carrozzina cingolata fornita a basso costo dalla Action- Track Chair, una ditta statunitense. Conquistata la vetta ho provato un’esplosione di emozioni, sopra tutte la sensazione di essere riuscito a dimostrare che se veramente credi in un sogno, non esiste l’impossibile. Sul monte Rosa ho rivissuto in un momento le sensazioni di questi ultimi mesi, per me straordinari: il matrimonio con Sarah, poi l’obiettivo raggiunto di “Touching the sky” con la voglia di non fermarmi. Voglio continuare, pormi altri obiettivi, perché la vita è questo, indipendentemente dagli ostacoli che incontri!

    Luca Barisonzi