Vedetta tricolore

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    Cinquantanovesimo incontro alpino al Monumento-Faro Julia sul Monte Bernadia, sopra Tarcento (Udine), che dai suoi 850 metri di quota irradia la sua luce tricolore sulla sottostante pianura friulana. Fin dai primi anni Cinquanta questa fu l’idea degli alpini del mandamento di Tarcento che, con tenacia e volontà, il 14 settembre 1958 realizzarono questa opera. Una giornata umida e di pioggia ha accompagnato l’incontro. 

     

    La cerimonia religiosa e le allocuzioni delle autorità si sono tenute nella struttura sotterranea, costruita tra il Monumento e il vicino forte militare della Grande Guerra, meglio nota come “Casa della pace”. Il complesso venne costruito qualche anno fa in occasione dei lavori di restauro del forte che ospitava una mostra fotografica sulla Prima Guerra Mondiale, allestita a cura dell’assessorato alla cultura del Comune di Tarcento.

    Nonostante l’inclemenza del tempo sono state molte le autorità che hanno partecipato alla cerimonia, tra loro il Presidente del consiglio regionale Franco Jacop, il Presidente del consiglio provinciale Fabrizio Pitton, il sindaco di Tarcento Mauro Steccati con vari amministratori della zona. Immancabile la presenza della Medaglia d’Oro partigiana Paola Cargnelli Del Din, in ricordo del fratello tenente alpino Renato, anch’egli Medaglia d’Oro. Accanto a lei il padre e la madre del capitano Massimo Ranzani, caduto in Afghanistan. In rappresentanza dell’Ana c’erano il Consigliere nazionale Romano Bottosso e il revisore dei conti Ernestino Baradello; otto i vessilli sezionali, compreso quello di Udine con il Presidente Dante Soravito de Franceschi e i Consiglieri sezionali.

    Numerose le autorità militari, su tutte il comandante della Julia generale Paolo Fabbri e quello dell’8º Alpini, col. Giuseppe Garfagna. Una breve introduzione sulla storia del Monumento-Faro, poi la Messa, accompagnata dal coro Ana Monte Bernadia e celebrata dal cappellano militare don Giuseppe Gangiu, che nella sua omelia ha ricordato che il prossimo anno ricorrerà il 60º di quella che è la tangibile dimostrazione di affetto e d’amor di Patria degli alpini tarcentini ai Caduti. Ha chiuso invitando tutti a «condividere ancor più il nostro pensiero insieme al prossimo guardando avanti con correzione fraterna e potere educativo».

    Dopo la Preghiera dell’Alpino, il saluto delle autorità. Il sindaco Steccati ha rimarcato il forte legame tra gli alpini in armi e quelli in congedo in un contesto sociale oggi assai particolare, in tempi difficili di continuo cambiamento. Il generale Fabbri ha sottolineato l’importanza del Monumento-Faro eretto in ricordo di coloro che hanno dato tutto per gli ideali di Patria, che per noi militari sono fatti anche di abnegazione e obbedienza. Quindi l’intervento del Consigliere nazionale Bottosso che ha ringraziato quanti si sono prodigati nell’organizzazione dell’evento.

    «È porgendo un reverente omaggio al Monumento che oggi ricordiamo quanti hanno dato la vita per la Patria. Quei Caduti, con il loro esempio, devono essere per noi valida guida. In particolare per noi alpini». La cerimonia si è quindi spostata all’esterno, per l’alzabandiera accompagnata dalla fanfara della Julia e con gli onori di un picchetto armato dell’8º. Una corona di alloro è stata posta nella cappella-sacrario del monumento che conserva i resti di sei Caduti alpini.

    Paolo Montina
    paolo.montina@virgilio.it