VALSESIANA – Una biblioteca alpina

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    Ce l’abbiamo fatta! Dopo quattro anni di lavoro la biblioteca sezionale è una realtà, bella ed efficiente. Durante il trasferimento dalla vecchia sede alla nuova, il patrimonio librario sezionale fu imballato e riposto in un magazzino in attesa di sistemazione. Il lavoro di catalogazione e in alcuni casi di restauro, è terminato grazie anche e soprattutto all’aiuto di Marinella Mora. Tutto il materiale ha trovato posto nella nuova sede della biblioteca.

     

    I costi per le scaffalature, la pavimentazione, la tinteggiatura e l’arredo, sono stati sostenuti con una parte del ricavato dei due libri “Ciau Pais” e “Quand i gheva ‘na vinte-na d’agn”, al lavoro di molti alpini e all’aiuto di tre Gruppi della Sezione. Alla serata d’inaugurazione hanno partecipato un bel gruppo di penne nere e di amici, alcuni rappresentanti della cultura valsesiana, studiosi e letterati. Una serata molto piacevole e partecipata, grazie anche agli oratori Piera Mazzone, direttore della biblioteca civica “Farinone- Centa” di Varallo. Classico taglio del nastro e visita alla biblioteca.

    Ora si tratta solo di trovare “clienti” tra gli alpini e soprattutto tra gli studenti valsesiani, in quanto il materiale a disposizione è valido e completo di notizie sulla storia delle penne nere con testimonianze autografe, ricerche autorevoli su episodi, personaggi e materiali risalenti ai periodi storici del Corpo degli alpini. Il responsabile della biblioteca, l’alpino Aldo Lanfranchini ha ricordato quanto «la nostra sia una biblioteca d’arma, abbiamo quindi ritenuto doveroso dedicarla a Mario Tancredi Rossi, tenente alpino Medaglia d’Argento, caduto sull’Ortigara nel 1917.

    Poeta eccelso di animo sensibile e convinto interventista. Le sue ultime lettere lasciano trasparire l’immensa tragedia che la guerra ha procurato all’Italia e credo, quindi, possa essere collocato tra i poeti crepuscolari. Con la sua morte la Valsesia e la letteratura hanno perso una delle più limpide promesse letterarie degli inizi del secolo scorso. Infine, la nostra intenzione, è di voler continuare a diffondere e trasmettere ai giovani quella che definiamo “cultura alpina”, fatta di solidarietà, tradizione e rispetto per la nostra storia».