Uniti si può

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    Sono le otto a Chiusa di Pesio e il sole è già padrone del cielo. Sta per iniziare la gara che aprirà questa prima edizione delle Alpiniadi estive. È la corsa in montagna a staffetta, un connubio di agilità, di forza, di intesa. Il percorso, una volta lasciato il paese, entra nel bosco seguendone l’altimetria. Sono 180 i metri di dislivello da affrontare e 7,650 i chilometri da correre per entrambe le categorie, senior e master.

    I senior viaggeranno in squadre da tre frazionisti, mentre i master, categoria cinquantenni e oltre, in squadre da due. Questa è la prima prova in programma, forse perché racchiude in sé quell’alchimia capace di amalgamare vigore e volontà con unione e sostegno. Partono i primi, quelli della categoria master. Esperti, profondi conoscitori di una disciplina dove occorre centellinare le forze, dosandole perché la fatica non arresti la corsa. L’età dice la sua, ma è presto zittita dalle ore di allenamento, dall’esperienza di decine d’altre gare.

    Dal desiderio di superare l’ansa del sentiero, di salire e scendere le alture, lasciando così la propria impronta. Nei giovani, invece, domina la smania di arrivare. Di vincere. Ad accomunarli la fatica: volti sudati, segnati dallo sforzo. Fisici asciutti, leggeri che l’esercizio ha scolpito, come l’artigiano il suo ceppo di legno. Entrambi, una volta terminato il percorso, passano virtualmente il testimone al proprio compagno che è lì ad attenderli, smanioso di dare il meglio. Vedere le loro mani che si toccano, emoziona. Un gesto appena accennato, la fine e l’inizio racchiusi nella condivisione della fatica e dello sforzo. L’uno s’arresta, l’altro riparte. Poi l’attesa: un’occhiata al tempo e alla strada. Eccolo giungere e superare il traguardo. Un abbraccio d’istinto, naturale come il respiro. E a quel punto, non c’è spazio per i record. Conta solo esserci.