Una storia di dedizione

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    Un richiamo forte alla fratellanza e alla solidarietà, a tutti i valori alpini è partito dal 44º raduno alpino al Bosco delle Penne Mozze, mentre l’albero del memoriale racchiuso nella suggestione della valle di San Daniele, si è arricchito di altre due foglie: Bassano del Grappa e Casale Monferrato si sono aggiunte sulla stele monumentale, accanto alle altre 2.503 stele ferree degli alpini trevigiani forgiate da Simon Benetton.

    Perché, come ha detto il presidente del Comitato per il Bosco Claudio Trampetti, il Memoriale di Cison diventi negli anni anche luogo della memoria non solo degli alpini trevigiani, ma di quelli di tutto il Paese. Con Bassano e Casale sono già una quarantina le targhe di Sezioni Ana di tutta l’Italia che al Bosco vogliono ricordare i loro alpini.

    La cerimonia della prima domenica di settembre, in una splendida giornata di sole, ha visto tradizionalmente convergere al Bosco delle Penne Mozze migliaia di alpini da tutta la provincia di Treviso, ma un po’ da tutta la regione, anche dall’Abruzzo con gli amici del Gruppo di Paganica. Presenti una quarantina di sindaci e tra gli ospiti il col. Diego Zamboni, comandante del 7º reggimento alpini, accolti dal presidente dell’Associazione Penne Mozze Claudio Trampetti e dai Presidenti delle quattro Sezioni Ana trevigiane rappresentate nel Bosco: Treviso, Conegliano, Valdobbiadene e Vittorio Veneto. Come sempre la cerimonia è stata chiusa dalla nostra Preghiera scandita da Angelo Biz, Presidente della Sezione Ana di Vittorio Veneto, che ha ospitato la manifestazione con l’accompagnamento in tutte le sue fasi del coro sezionale diretto dal maestro Carlo Berlese e della banda di Cison.

    Forti le parole dell’omelia di monsignor Sandro Capraro, generale degli alpini, verso chi non guarda alle penne nere nella giusta ottica: «Guai a coloro che vogliono fare gli intellettuali o gli storici fuori tempo e fuori momento – ha ammonito – e che non si rendono conto che voi, in ogni tempo ed ogni momento della vostra storia avete avuto la consapevolezza di avere Dio a fianco, e che le vostre armi sono quelle legate alla generosità e volontà di dedicarsi agli altri.

    Ora, e come sulle montagne cento anni fa. Guai a chi tocca la nostra storia di dedizione, amore e coinvolgimento con la sofferenza degli altri». Nel suo intervento ufficiale il generale Renato Genovese, Consigliere nazionale, ha rimarcato il ruolo degli alpini oggi impegnati con tutta la comunità a tenere lontane le guerre: «Morti e sofferenze dei nostri padri e nonni non possono essere dimenticate.

    E queste croci devono farci memoria anche di coloro che sono morti dopo, quelli resi folli dalla guerra, dei mutilati, spesso tenuti nascosti. E restituire onore e dignità ai “decimati”, uccisi per una forma di punizione, di esempio, di inutile crudeltà. Se cent’anni fa i giovani di allora si armarono per massacrarsi a vicenda oggi per i giovani dobbiamo ancora combattere una guerra: quella dei valori, con la capacità di sacrificio e forza morale che non possono essere andate perdute negli anni».

    Fulvio Fioretti