Una storia che unisce

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    Breno, cittadina della media Valle Camonica, capitale della Valle fin dai tempi della dominazione veneta, e ancora oggi centro di riferimento e di richiamo per l’intero territorio valligiano in quanto sede delle Istituzioni comprensoriali, del Parco dell’Adamello, del sito archeologico di Minerva, di un apprezzato e ricco museo e di numerosi altri servizi, ha accolto quest’anno il 52º pellegrinaggio in Adamello, richiamando tanta gente sia in quota sia durante la cerimonia conclusiva.

    Sabato 25 giugno oltre 400 pellegrini, divisi in 10 colonne provenienti dalla Valle Camonica e dal Trentino, hanno percorso anche sotto la pioggia, sentieri, ghiaioni e tratti abbastanza impervi e hanno raggiunto il Monte Listino, nel Gruppo dell’Adamello, tra la provincia di Brescia e quella di Trento, luogo di confine allo scoppio della Grande Guerra. Questa montagna meno nota di tante altre cime del comprensorio, ebbe un ruolo importante in quegli anni di guerra, come testimoniano i ruderi di antiche strutture militari. Anche quassù i nostri soldati, i nostri alpini, dovettero affrontare disagi e pericoli e, a seconda delle decisioni dei comandi, spostarsi e combattere per la conquista di punti strategici. Ovunque si svolga, il pellegrinaggio mantiene sempre lo spirito e le idealità degli adamellini che nel 1963 vollero raggiungere quei luoghi della battaglia per rendere onore ai tanti loro commilitoni che non erano più tornati.

    Tra quelle idealità anche il desiderio di pace tra i popoli che gli alpini vollero simbolicamente testimoniare nel 1965, 50º dell’inizio del conflitto, nell’incontro davanti al Sacrario del Tonale tra un centinaio di kaiserjäger e i nostri soldati, tutti desiderosi che trionfasse il desiderio di un’Europa unita. Da allora la presenza di soldati tedeschi è stata una costante, infatti anche sul Monte Listino una loro rappresentanza ha vissuto unitamente agli alpini in armi lo svolgersi della cerimonia sobria e sentita, le cui motivazioni sono state con semplicità espresse dal Presidente della Sezione Giacomo Cappellini che, a nome anche del collega di Trento Maurizio Pinamonti, ha voluto ringraziare tutti i presenti e le numerose autorità intervenute, tra cui il Presidente nazionale Sebastiano Favero con il folto numero di Consiglieri, il comandante delle Truppe Alpine gen. C.A. Federico Bonato, i presidenti della provincia di Brescia Pier Luigi Mottinelli e degli enti comprensoriali camuni Oliviero Valzelli, del comandante della compagnia dei Carabinieri di Breno magg. Salvatore Malvaso e i numerosi sindaci. Il saluto più caloroso non poteva non essere rivolto a quanti lì erano giunti desiderosi di testimoniare condivisione con una manifestazione che non invecchia mai.

    Il sindaco di Breno Sandro Farisoglio, nell’esprimere l’orgoglio della cittadinanza per aver ospitato una così sentita manifestazione, ha richiamato la figura di Nando Sala, originario di Sonico, ma vissuto a Breno, a cui il pellegrinaggio è stato dedicato. Attese le parole del Presidente nazionale che ha voluto ricordare il sacrificio di tanti giovani in quel tragico evento che fu la guerra e il senso del dovere con cui la vissero; spirito di sacrificio e senso del dovere che la sospensione della leva obbligatoria ha impedito ai giovani d’oggi di acquisire. Il cardinale Giovanni Battista Re ha presieduto la Messa e, nella sua omelia, ha ricordato Giovanni Paolo II quando, nel 1985 raggiunse l’Adamello.

    Domenica 26, la cittadina di Breno imbandierata e una bella giornata di sole hanno accolto migliaia di partecipanti per l’atto conclusivo del pellegrinaggio. Quasi duecento gagliardetti, numerosi gonfaloni dei Comuni con i rispettivi sindaci, quelli della regione Lombardia, della provincia di Brescia e della Comunità montana di Valle Camonica scortati rispettivamente dal consigliere regionale Donatella Martinazzoli, dal consigliere Diego Peli e dal presidente Valzelli, i vessilli di 28 Sezioni, le bandiere di numerose rappresentanza d’Arma precedute dal vessillo del Nastro azzurro, hanno fatto corona al Labaro rendendo gli onori al Tricolore che veniva issato sul pennone e ai Caduti di tutte le guerre, mentre le note del Silenzio accrescevano intime emozioni.

    La lunga sfilata per le vie cittadine tra ali di gente plaudente è terminata davanti al Comune dove si sono tenuti i discorsi delle autorità e la cerimonia religiosa officiata da mons. Angelo Bazzari. Anche qui sobri interventi di gratitudine per i tanti che si sono adoperati per la buona riuscita di questo evento: «Abbiamo coinvolto tutta la cittadinanza di Breno », ha detto il Presidente Cappellini con emozione e soddisfazione. «Sono accanto a voi tutti gli alpini in armi», ha aggiunto il gen. Bonato. «La popolazione di Breno si sente onorata per essere stata scelta nell’ospitare il Pellegrinaggio», ha confermato il sindaco Farisoglio. «Tutta la Valle Camonica si è unita a voi in queste giornate di memoria e di festa», ha detto il Presidente della Comunità montana Valzelli. Quindi l’intervento vibrante e molto applaudito del Presidente Favero che con le sue sentite espressioni ha scaldato i cuori. La Messa e la recita della Preghiera dell’alpino hanno concluso la cerimonia diligentemente coordinata dal cerimoniere e Consigliere sezionale Ciro Ballardini, con l’arrivederci al 53º Pellegrinaggio.

    Nicola Stivala


    Nando Sala, alpino e ribelle

    La Sezione ha voluto dedicare il 52º pellegrinaggio a Nando Sala, infaticabile e fedelissimo collaboratore dell’indimenticato De Giuli, capace di tradurre in azioni tante idee e proposte. Dal 1982, infatti, fu solerte e discreto segretario della Sezione, coordinando tante manifestazioni con una particolare dedizione all’organizzazione del Pellegrinaggio. Iniziava il lavoro mesi prima e poi, una volta che tutto era pronto, si dileguava lasciando ad altri la ribalta e l’onore di raccontare, spiegare, annotare criticità e raccogliere soddisfazioni. Nando Sala, classe 1921, originario di Sonico, fu alpino nel btg. Edolo e prese parte alla Campagna di Russia. Avendo riportato delle ferite durante un’azione di guerra, ritornò in Italia per essere curato. Si trovava a Monza quando l’8 settembre fu proclamato l’Armistizio. Sala riuscì, con un avventuroso viaggio, a tornare in Valle e visse l’esperienza della Resistenza nelle Fiamme verdi, prima sopra Rino di Sonico, successivamente sui monti di Corteno e sul Mortirolo.