Una metafora alpina

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Non ti nascondo che quanto mi è capitato di leggere su alcuni recenti numeri del nostro mensile mi abbia dato un po’ di fastidio. Mi riferisco, ad esempio, a una lettera che asserisce che “non credo che Cantore possa avere un paradiso” e che “il Paradiso di Cantore lo ha stupito in modo veramente negativo”. 

Cosa rappresenta per noi alpini “quell’angolo di cielo riservato ai martiri ed agli eroi” se non il Paradiso di Cantore? (Ovviamente riservato agli alpini in armi e non a quelli dell’Ana che non abbiano dovuto partecipare a qualche conflitto militare). Inoltre mi pare che Luserna abbia anche lui indicato, assai giustamente, almeno per un novantunenne vecio come chi scrive, un Dio degli Eserciti e che la nostra Preghiera risulta chiarissima: non inneggia alla guerra ma prega il Signore di aiutare gli alpini che dovessero, purtroppo, essere impegnati per contrastare un eventuale attacco contro la nostra Patria ovvero in una “missione di Pace”. Grazie per la pazienza e, rallegrandomi per la tua assai condivisibile direzione, ti saluto molto cordialmente.

Giuseppe C.M. Cigliana

Caro Giuseppe, chiedo scusa a te e a tanti altri lettori se ho dovuto dare qualche sforbiciata alla tua lettera. Ne approfitto per ricordare a tutti che gli scritti troppo lunghi vengono snobbati dai lettori e quindi diventano ininfluenti per il nostro dialogo. Ciò precisato, ricordo che l’obiezione sul Paradiso di Cantore non riguardava il merito dei nostri Caduti o degli alpini che sono “andati avanti”, quanto il fatto che si attribuisse a Cantore la titolarità di un regno di beatitudine che, di solito, viene assegnato al Signore Iddio. Si tratta quindi di una metafora, per indicare il luogo dove sono andati avanti i nostri eroi e dove speriamo di ritrovarci un giorno, dopo la nostra attraversata della vita.