Una linea nella storia

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    Ne facevano parte le fortificazioni in Cadore e nelle valli del Maè, del Cordevole, del Cismon, del Brenta, erette prima della Grande Guerra. “La linea di resistenza ad oltranza, convenzionalmente detta Linea gialla, era stata avviata a sistemazione nell’estate del 1916. Si estendeva a tutta la fronte montana del nostro schieramento strategico e aveva lo scopo -precauzionale- di appoggiarvi la difesa nel caso esigenze di manovra avessero imposto di trasferire unità in altri settori. Nel settore della IV Armata si svolgeva lungo le posizioni di: Cima Caldiéra, Monte Agaro, Monte Totoga, Monte Pavione, Monte Cimonega, Monte Tamer, Monte Framont, Monte Civetta, Monte Fernazza, Monte Antelao, Le Marmarole, Monte Tudaio, Le Terze, Casera Razzo.

     

    Qui si collegava con la linea arretrata di difesa ad oltranza della Zona Carnia”. Nella Relazione ufficiale redatta dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, è questa la definizione attribuita a una linea immaginaria che attraversa la provincia di Belluno. Oltre 200 chilometri in cui s’annidano più interrogativi che certezze. Ed è forse questa brezza di mistero che ha accompagnato, passo dopo passo, Zanetti, Mezzacasa e un gruppo di amici appassionati, su per mulattiere e sentieri, lungo pascoli e abetaie fino a toccare la roccia. A ogni escursione seguiva una dettagliata relazione sul tipo di terreno, sui dislivelli e sulla lunghezza di percorrenza, ma anche e soprattutto sul valore storico del luogo. Perché proprio lì c’erano gallerie e camminamenti? quale datazione potevano avere? E così, a distanza di dieci anni, ecco l’idea di condividere quanto fino ad allora catalogato, portando per la prima volta alla luce, la Linea gialla, il confine di massima resistenza della IV Armata.

    La cromia non nasconde alcun significato arcano, è semplicemente il colore del pastello che, sui carteggi dell’epoca, tratteggia una linea difensiva, meglio una fascia, i cui lavori iniziarono a ridosso della III Guerra d’Indipendenza e terminarono nel 1917. Vi lavorarono migliaia di civili, numerosissime le donne che per la prima volta vedevano retribuita la loro opera con del denaro. Vennero realizzate un susseguirsi di fortificazioni che avrebbero garantito la possibilità di difesa in caso di invasione dell’esercito asburgico. Le cose poi si sa, andarono diversamente: furono gli italiani ad attaccare e gli austriaci a rifugiarsi sulle cime pronti a sferzare l’offensiva. E a quel punto, la Linea gialla dichiarò silente la sua inutilità. Erbacce sfacciate, edere rampicanti, latifoglie invadenti cominciarono a proliferare fino a celare quasi del tutto, postazioni e roccaforti. Pioggia e neve penetrate nella roccia calcarea, fecero crollare intere gallerie. Meglio andò per le vestigia di porfido o granito. Tuttavia qualcosa ancora rimane ed è tutto relazionato nella pubblicazione di Antonio Zanetti, colonnello degli alpini in riserva e Roberto Mezzacasa, studioso e scrittore.

    Una indagine accurata, edita dalla Tamari, in cui topografia e passato si uniscono; un inquadramento storico appetibile e snello che precede una parte escursionistica: 32 uscite, alcune più impegnative, altre alla portata di ogni gamba. Una chiave di lettura d’avanguardia lo pone come una guida per un viaggio insolito; una vacanza in cammino tra pinete e pascoli, cinti dalle cime capricciose delle Dolomiti. Non faremo come il tenente Drogo di Dino Buzzati, scrittore originario della provincia di Belluno che forse, anche a questi luoghi si è ispirato per scrivere il suo romanzo “Il deserto dei Tartari”. Non resteremo in attesa tra il sogno e la veglia, non ci porremo dinnanzi a queste vestigia come piccoli uomini ingoiati dal nulla. Piuttosto, come Zanetti e Mezzacasa, faremo di quest’arte bellica una nuova avventura, una scoperta che ne insegue un’altra. Un raffronto fotografico con il passato, una ricerca storica sul campo. Si legge nella premessa del libro: “I costruttori della Linea gialla ci hanno lasciato un immenso e inestimabile patrimonio di opere che è visto e usato di continuo da chi frequenta la montagna oggi (…) e che troppo spesso non ne conosce l’origine e l’uso che se ne fece.

    Non sanno, per esempio, che furono proprio i loro nonni e bisnonni, ma anche le loro nonne e bisnonne a realizzarla. Tutto ciò è sembrato a noi, che da alcuni anni ci dedichiamo alla riscoperta delle opere della Linea gialla, profondamente ingiusto, oltre che diseducativo. Per questo motivo, giunti a un punto che riteniamo sufficientemente avanzato della nostra ricerca sul campo, abbiamo realizzato uno strumento conoscitivo capace di stimolare e forse anche soddisfare, la curiosità degli escursionisti”. Dovremmo pensare anche a loro, ai nostri nonni quando, girate le spalle alla pianura, ci incamminiamo verso l’alto. A quei soldati che scavarono la roccia, tracciarono la costa della montagna fino a realizzare comode mulattiere capaci di condurci più prossimi al cielo. Ancora oggi, a distanza di un secolo.

    Mariolina Cattaneo


    Il cammino del centenario Il Cai Veneto e l’Ana organizzano nel prossimo mese di luglio una serie di uscite sui luoghi della Grande Guerra, da Asiago alla Marmolada. Si tratta del “Cammino del Centenario” a cui possono partecipare tutti purché assicurati contro gli infortuni in montagna. Per informazioni sui luoghi di ritrovo e gli orari, sui percorsi, sull’abbigliamento e l’attrezzatura necessaria rivolgersi al Consigliere regionale del Cai Alessandro Farinazzo, cell. 348/3922136, alessandro.farinazzo47@gmail.com