Un piccolo Cottolengo a Bucarest

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    I Gruppi alpini dell’Europa dell’Est sono nati da pochi anni e contano pochi soci ma sono assai attivi sul fronte della solidarietà. Ultima in ordine di tempo è la collaborazione delle penne nere nel bel progetto del Piccolo Cottolengo di Bucarest, retto da don Roberto della Congregazione di Don Orione, un centro d’elite per l’accoglienza e la cura di bambini portatori di handicap che sono stati abbandonati, per anziani e ragazze orfane. La realizzazione del Centro è stata possibile grazie all’impegno della Congregazione e alla generosità di moltissime persone, grandi e piccoli benefattori.

     

    Negli anni le sezioni di Palmanova e di Udine si sono distinte per l’aiuto durante la costruzione, mentre gli alpini valtellinesi, abruzzesi e i gruppi romeni sono impegnati negli aiuti e nell’approvvigionamento (derrate alimentari, abbigliamento, ecc.) per garantire la continuazione delle attività. Tra i più operosi c’è il vice presidente della sezione Balcanica-Carpatica- Danubiana, don Graziano Colombo, che per il suo impegno nella solidarietà è stato insignito dell’onorificenza di cavaliere dell’ordine “Stella della Solidarietà Italiana”, consegnata dall’ambasciatore d’Italia a Bucarest Mario Cospito. Il Centro don Orione è una famiglia per i circa 60 anziani che vi abitano e che sono, nella maggior parte dei casi, persone sole o che vivevano per strada. Al Centro hanno trovato una più sana alimentazione e un ambiente pulito, assistenza medica e delle attività per socializzare.

    È una famiglia anche per le ragazze orfane. All’inizio erano una quarantina. Alcune grazie al Centro hanno trovato lavoro o una casa. Altre si sono sposate. Altre ancora hanno abbandonato il Centro. In 14 sono ancora al Piccolo Cottolengo: la maggior parte di loro non è autosufficiente e rimarrà al “Don Orione” fino al compimento dei 18 anni d’età, quando – così impone la legge – dovranno lasciare obbligatoriamente l’orfanotrofio. Ma anche in questo caso la solidarietà delle penne nere non viene a mancare: i minori cresciuti all’interno del Centro, quando è possibile, sono inseriti nel mondo del lavoro, spesso presso le aziende degli stessi alpini.

    A coloro che non possono essere inseriti nell’attività lavorativa, il “Don Orione” cerca di dare una parvenza di famiglia, garantendo loro delle abitazioni dove possano vivere in parziale autogestione. Nel centro sono ospitati anche diciotto bambini disabili, quasi tutti abbandonati. Gli si offre prima di tutto amore e affetto, un’assistenza medica e la possibilità di eseguire attività di recupero fisico, cognitivo e comunicativo. I bambini hanno handicap fisici e psichici. È attiva un’equipe con una psicologa, un’esperta nel lavoro con persone affette da autismo, un’educatrice e un kinetoterapeuta, che sta ottenendo ottimi risultati, perché i bambini hanno molta capacità di recupero.

    Il Centro sta iniziando due nuove attività terapeutiche a favore dei più piccoli: la musicoterapia e l’onoterapia (terapia per disabili con l’utilizzo degli asini). Il “Don Orione” vorrebbe aprire alla popolazione queste attività e la fisioterapia che già funziona per le persone anziane, in modo da creare un vero e proprio centro diurno per il recupero. In quest’ultimo caso una difficoltà da superare è costituita anche dai problemi legati al sistema sanitario nazionale. Ma il progetto che più sta a cuore è quello legato al secondo piano della struttura, che ha bisogno di essere sistemata per continuare ad assistere i non reinseribili nella vita normale.

    Da due anni è iniziata la ristrutturazione dell’ultimo piano del Centro per creare un reparto di cura e recupero dei disabili di età superiore ai 18 anni, per inserirli in attività con laboratori e centri di lavoro. Come sempre, anche questi interventi si faranno grazie alla solidarietà.

    Per dare un aiuto o avere informazioni sul progetto è possibile contattare il gruppo di Bucarest: romania.balcanicacarpaticadanubiana@ana.it oppure la sezione Balcanica-Carpatica-Danubiana: balcanicacarpaticadanubiana@ana.it