Un parere sulla naja

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Un sottile veleno scivola silenzioso sulle pagine del tuo giornale. Si tratta del ventilato ripristino della leva obbligatoria anticipata da qualche sprovveduto nostalgico. Io ho fatto parecchia naja e mi ricordo degli anni ’90 quando la maggioranza dell’opinione pubblica, parteggiava per il reclutamento volontario. 

Nelle nostre caserme il clima era pessimo: tranne un’esigua schiera di onesti, i militari erano insofferenti della disciplina, irrispettosi verso i superiori, ipocriti del non lo so, non lo sapevo, scarsa cura dei materiali in consegna, bugiardi ai limiti della denuncia. Fece bene il governo, in accordo con lo Stato Maggiore, a troncare la leva obbligatoria e instaurare quella volontaria. Per prima cosa sparirono gli obiettori di coscienza, una truffa. Successivamente, a poco a poco, soffiò un’altra aria: i soldati divennero responsabili del loro stato di servizio – volontari per necessità o volontari per convenienza, ma sempre volontari – collaborativi con gli ufficiali, professionisti nel loro incarico. E le cose cominciarono a funzionare. Ora si può dire che le Forze Armate italiane fanno il loro dovere, specialmente nelle missioni all’estero. E nessuno chiede di più. No, caro direttore, la reintroduzione del reclutamento obbligatorio “l’è na stupidada”.

Flavio Manfredi

Caro amico, qui non si parla di reintrodurre l’obbligo di leva obbligatoria, ma semplicemente di ripristinare il servizio civile, almeno per una parte di giovani che ne facciano richiesta. Tornare a coltivare il senso del bene comune tra le nuove generazioni non è una stupidaggine. È forse il migliore tentativo per rompere quella crosta d’individualismo che sta paralizzando il tessuto sociale. Quanto poi a farsi obbedire in caserma, non è questione di professionisti o di volontari, ma semplicemente di uomini capaci di governare.