Tutti a casa Contrin

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    Ecco, anche oggi, 24 giugno si torna a casa! Gli alpini salgono al Contrin, come al solito, da 35 anni a questa parte, per celebrare il loro amore per la montagna e, come sempre, per non dimenticare. Puntuali si ritrovano in quel luogo straordinario, ai piedi della Marmolada, che nel tempo è stato definito in molti modi (rifugio, bivacco, baita, casa, città degli alpini…), ma che, oltre le definizioni, è la sintesi concreta della simbiosi tra l’alpino (inteso come uomo-soldato di montagna, fiero delle sue origini e della sua storia militare e associativa) e l’ambiente in cui l’Onnipotente ed il glorioso Corpo del nostro Esercito lo ha (almeno nell’iniziale impostazione) destinato a svolgere il sacro dovere della difesa della Patria.

    La Sezione di Trento, nel cui territorio si trova il Contrin (va ricordato che il rifugio fa parte del patrimonio dell’Ana, che provvede ad accurate ed ininterrotte manutenzioni e migliorie e che ne ha affidato la gestione alle mani esperte dell’alpino Giorgio Debertol), da sempre ha l’onore e l’onere dell’organizzazione, nel segno d’una tradizione essenziale e collaudata. Freschissimo è il ricordo dell’entusiasmante 91ª Adunata nazionale, fortemente voluta ed indirizzata dal Cdn e dalla Sezione di Trento per celebrare il centenario della pace riconquistata.

    Sono numerosi gli alpini presenti con le insegne di Sezioni e Gruppi e folta è anche la presenza della gente. Si rendono gli onori al vessillo trentino che si schiera, scortato nell’occasione dal Presidente nazionale Sebastiano Favero, dal Presidente sezionale Maurizio Pinamonti e dal comandante il 2º rgt. Genio Guastatori alpino, col. Celestre, nonché da molti Consiglieri nazionali e sezionali. E poi si canta tutti l’Inno di Mameli, con l’accompagnamento della fanfara di Lizzana, mentre il Tricolore viene lentamente issato sul pennone.

    Come non sentirsi a casa? Come non farsi suggestionare dalle rocce dolomie che ci sovrastano, dal cielo terso, dall’aria frizzante, dal Canto degli italiani? Impossibile non pensare a quei giorni di ormai cento anni fa, quando il Contrin, sede di un comando austriaco sulla linea del fronte, fu sottoposto a un preciso e distruttivo bombardamento ad opera degli alpini, che avevano ben piazzato, proprio sulla Marmolada incombente sul territorio allora straniero, un pezzo ardito da 70 mm.

    Il capitano Andreoletti, proprio colui che aveva suggerito al comando italiano la distruzione del Contrin, finito il conflitto e nelle vesti di Presidente dell’Ana prese l’impegno di accettare la donazione dell’immobile (da parte della Società Alpinisti Tridentini che a sua volta l’aveva ricevuta dallo Stato italiano) e soprattutto quello di riedificare la Casa degli alpini, di renderla “alpinopoli” – la Città alpina – e di farne luogo simbolo di ricostruzione e riconciliazione.

    Un tangibile impegno di pace insomma, come sottolineato dal discorso pronunciato dal Presidente Favero che, evidentemente partecipe di questa atmosfera, ha preso la parola solo pochi istanti per poi invitare tutti a un minuto di silenzio, in riflessivo omaggio a coloro i quali, qualunque fosse il colore dell’uniforme, esattamente cento anni prima – 1918/2018 – posavano finalmente le armi, dopo anni di indicibili sofferenze e sacrifici, sopportati con abnegazione e onore, restituendo la Montagna alla sua imperturbabile e tranquilla magnificenza. Quella silente e corale riflessione è stata senza dubbio, il più bello ed emozionante dei discorsi.

    Roberto Bertuol