Tesori in… soffitta

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    Tempo fa mi è capitata tra le mani una scatola polverosa, accantonata chissà quando. Al suo interno numerose lettere, un pacco di cartoline in franchigia o illustrate e un’agendina di pelle nera che ha catturato la mia attenzione. Ho capito subito che si trattava di un piccolo e breve diario, inviato per ricordo. La prima nota riportava: 24 maggio 1915 Monte Terzo, regione Pal Piccolo, Carnia.

     

    Le sorprese non erano finite. Nella tasca interna dell’agendina, riposta con delicatezza, c’era una fotografia con ritratto un artigliere da montagna in divisa, nella classica posa da studio fotografico prima della partenza per il fronte. Sotto, la firma: Antonio Malnati. Era lui l’artefice del tesoretto, costituito da decine di cartoline, lettere, un’agendina e documenti militari.

    Ci misi qualche giorno per mettere in ordine il materiale che formava un’unica testimonianza: là dove il diario era stato interrotto (inizia il 24 maggio 1915 e termina il 27 agosto 1916), supplivano le notizie inviate tramite cartolina o lettera… c’era tutto per ricostruire la vicenda bellica e personale dell’artigliere Malnati, originario del Lago Maggiore. Il destinatario di questa corrispondenza era una donna, Teresina Travaini di Milano.

    Poteva essere la sua fidanzata o forse una cugina, una parente, chissà… Presi due lettere dal mucchio e capii che Teresina era una madrina di guerra, una delle tante donne che, anche in questo modo, diedero assistenza morale ai combattenti. La prima cartolina è del settembre 1915, inviata dal fronte carnico: “Ho ricevuto con gioia e sorpresa il gentile suo dono inviatomi.

    Benché mi sia sconosciuta, pure le invio i migliori ringraziamenti per la nobile e generosa offerta a un oscuro ed umile soldato, conservando per lei il miglior mio ricordo d’armi. Gradisca i migliori ringraziamenti, osando ricambiare l’augurio gentile interpretando il sentimento dei compagni miei di lotta. Riconoscente, Antonio Malnati”.

    Intuisco così come potrebbe essere avvenuta la conoscenza tra i due: grazie a un dono inviato al fronte che le donne di tutt’Italia mandavano per confortare i soldati. La prima lettera invece è del 13 novembre 1915 da Monte Avanza: “Notte. Grazie mia gentile signora per il pacco speditomi il primo novembre; il mio labbro non trova parole atte ad esprimerle la mia riconoscenza per l’atto nobile e generoso e per la memoria di me. Protetto di candida lana, sento poter affrontare e superare ogni cosa, sfidare la spaventosa bufera e il freddo intenso quassù.

    Ebbi pure la sorpresa di trovare un pacchetto di caramelle (dono di una triestina). Oh, vorrei parlare, vorrei dirle tante cose, ma non posso: sono tanto, tanto lontano. Una cosa sola vorrei: sarebbe mio desiderio più caro fin d’ora espresso e, credo, venga con piacere esaudito. Se non sono tanto indiscreto, le vorrei chiedere un’immagine sua, affinché mi rammenti sempre di lei, della mia buona e gentile signora. Ma forse chiedo troppo…”.

    Il diario e il rapporto epistolare si fanno sempre più intensi: le note storiche sono molto precise, il cuore dell’artigliere si apre sempre di più e, in un giorno di licenza a Milano, ha la possibilità d’incontrare Teresina… Sarà scoccata la scintilla? Sarà nato l’amore? Non lo avrei trovato strano, tanto più che fu cosa piuttosto normale tra madrine e soldati.

    Non fu questo, però, il caso di Antonio e Teresina anche se si intuisce che il sentimento di amicizia testimoniato dalla fitta corrispondenza fu fortissimo. L’ultima lettera datata 30 agosto 1917 conclude improvvisamente il rapporto epistolare. La spiegazione si rinviene dall’esame dei documenti. Il primo, del 20 dicembre 1917, proveniente dal 1º reggimento artiglieria da montagna, 52ª batteria lascia poco spazio alla speranza: “In risposta alla sua del 17 c.m, si ha il pregio di informare che il cap. magg. Malnati Antonio è disperso dal 5 novembre u.s., ma si ha molto ragione di credere che trovasi prigioniero. Con oss., Ten. te M. Signorelli, C.te Botteriga”. La madrina continuò nelle affannose ricerche.

    Scrisse a tutti gli uffici amministrativi e militari, finché, il 22 marzo 1918, ricevette dalla Croce Rossa di Roma una comunicazione: “Ci pregiamo informare che dalle liste ufficiali trasmesseci, il caporal maggiore Malnati Antonio fu Giuseppe, 1º art. mont, 52ª batt. classe ’96, risulta prigioniero di guerra internato a Marchtrenh e gode di buona salute”.

    La documentazione continua fino al 4 marzo 1919 quando un modulo del Regio Esercito Italiano precompilato riporta laconico lo scritto: “Questo Comando nessuna notizia sa dare circa il C.M Malnati A. dal 5 ottobre 1918 (notare l’inesattezza della data, n.d.r.), giorno in cui il Malnati è caduto prigioniero del nemico”. Poi di Antonio più nulla, nonostante approfondite ricerche. Niente di niente. Solo quella parola “disperso” che procura un groppo in gola.

    Andrea Bianchi