Sono uno di voi

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    Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di avere tra le mani L’Alpino del mese di luglio che con molta soddisfazione ho letto e riletto, come del resto mi capita spesso ogni qualvolta l’amico di turno, il figlio o il mio consuocero mi prestano il giornale. Premetto subito che ho sempre nutrito simpatia e rispetto per l’ANA, per tutti gli alpini, per il suo operato, per la montagna che tuttora pratico lungo i suoi storici sentieri, sebbene ultra-settantenne.

    Ho un figlio alpino, un fratello alpino, sono figlio e nipote di alpini, sono originario dell’Altipiano di Asiago, ho vissuto sempre in montagna fino al momento della pensione ed anche per lunghi anni forestale dove vivevano e vivono tuttora aquile e stambecchi, seppur nato per caso al mare, a Zara, per motivi di lavoro di mio padre. Per me lo spirito alpino è la mia forza: amo i grandi silenzi che la montagna mi offre dove non c’è chiasso, né fumo e dove nessuno si è mai arricchito se non di ricordi e di amicizie e ho sempre condiviso il volontariato. Premesso questo, il motivo per cui le scrivo è per farle giungere i miei più sinceri complimenti per quanto Lei ha scritto nell’editoriale nel mese di luglio. Condivido in toto gli ideali, l’intero contenuto di quel “Gli occhi che sanno vedere” e senza dubbio se questa nostra italica società avesse un po’ più di quel sale prezioso che gli alpini ci offrono, forse e senza forse essa sarebbe migliore, come riportato da Lei nelle ultime quattro righe dell’editoriale in parola. Voglio e sono determinato a credere in tutto questo, anche se qualcuno in passato e non pochi di recente mi hanno detto che “Siete pochi in Italia che la pensano cosi”. Sono e rimarrò sempre uno di voi.

    Aldo Frigo – Caldogno

    Leggendoti, caro Aldo, si ha l’impressione di trovarsi davanti ad un grande silenzio, popolato di pensieri, di sensibilità, di amore per la natura… Una vita essenziale dove la bellezza si percepisce dall’interno, prima ancora che dall’esterno. Perché la verità è che è il valore della nostra coscienza a determinare la misura del nostro star bene. Forse è per quello che ti è piaciuto quell’editoriale, dove si parlava di occhi che sanno vedere, ma anche di occhi che guardano senza vedere. Auguri anche a te e alla tua famiglia.