Sgradevoli strumentalizzazioni

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Il giorno di ferragosto ha promosso a caso nazionale un episodio che ha posto al centro dell’attenzione la nostra “Preghiera”. Non che mancassero notizie per riempire le pagine dei giornali o gli spazi dei siti web nel mese vacanziero per eccellenza, almeno in Italia, ma probabilmente a qualcuno ha fatto comodo quanto avvenuto alla celebrazione di Passo San Boldo in quel di Vittorio Veneto.

Non è la prima volta che, da quelle parti, si tira in ballo la “Preghiera dell’Alpino”, ma non è questo il problema principale, seppur meriti molta attenzione. In realtà c’è un pericolo a mio giudizio a cui dobbiamo prestare particolare attenzione e che si è già manifestato in diverse occasioni. Il pericolo si chiama “uso improprio dell’Ana”. Gli eventi e le manifestazioni che animano la nostra vita associativa sono guardate con interesse da molti. Vero amore verso gli alpini? Vera considerazione per quanto gli alpini fanno? A volte si ha l’impressione che non sia proprio così! Sembra più una mera convenienza personale o di parte a spingere queste persone ad interessarsi dell’Ana. Ho l’impressione che siamo rimasti in pochi a fare le cose perché le sentiamo dentro, perché basiamo il nostro essere, il nostro vivere ed agire su quei valori e su quei sentimenti che sono le fondamenta della nostra famiglia alpina. Quanti politici o pseudo-politici vengono alle nostre manifestazioni solo per farsi vedere, nel tentativo, non sempre riuscito, di raccogliere consensi? Ne ho visti parecchi in questi anni essere presenti in tribuna d’onore all’Adunata solo quel tanto tempo che bastava a farsi notare dai loro potenziali elettori. Quanti esponenti del mondo dell’informazione si interessano a noi non per quello che facciamo in silenzio ogni giorno, ma perché in alcuni casi facciamo notizia e aiutiamo a vendere? Quanti vengono da noi solo perché siamo in tanti e quindi rappresentiamo un potenziale mercato interessante? E allora cari alpini facciamo molta attenzione a non passare per ingenui. Non prestiamo il nostro onorato cappello ad una testa non alpina, al personaggio di turno per la foto da mettere sul giornale o per mostrarsi in televisione. Non prestiamo la nostra immagine solo per convenienza o per compiacere. Noi siamo e dobbiamo restare, nel bene e nel male, gli Alpini d’Italia e vogliamo essere testimoni di valori non commercializzabili, di valori che vivono nel nostro cuore e si manifestano con il nostro agire. Duri per durare e occhio alla penna!

Adriano Crugnola

Un’associazione di 400mila persone, più tutte quelle che gravitano intorno, finisce inevitabilmente per diventare un boccone goloso per tante gole voraci. Lo dobbiamo mettere in conto, cercando di vigilare perché non succeda che qualcuno ci tiri per la giacca, solo per convenienza. Ma l’amarezza più grande non è quella di sentirci strumentalizzati dall’esterno, quanto di vedere alpini che si prestano al gioco. Quando la passione per qualche partito o interessi di altro tipo prendono il sopravvento, c’è da domandarsi quanto di alpino sia rimasto dentro.