Settant’anni in gloria

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    Si sono ritrovati a Scapoli, Pizzone, Rocchetta a Volturno e il giorno seguente a Colle Rotondo, in quel Molise entrato a far parte della vita di tanti alpini e della nostra storia, per celebrare la ricorrenza della conquista di Monte Marrone e della vittoriosa battaglia delle Mainarde che segnano la rinascita, dopo l’8 settembre 1943, del ricostruito Esercito Italiano. Il raduno ha avuto inizio a Scapoli il 20 giugno con la cerimonia dell’alzabandiera, accompagnata dall’Inno Nazionale suonato dalla banda del gruppo di Sant’Agapito e con la deposizione della corona alla lapide inaugurata dal presidente Moro, alla presenza di tanti alpini provenienti da tutt’Italia e dei consiglieri nazionali Curasì, Di Nardo, Greco, Robustini e Sonzogni.

     

    Dalla piazza comunale si poteva ammirare in tutta la sua bellezza il massiccio di Monte Marrone sulla cui vetta nel 1975 gli alpini del btg. Piemonte issarono la croce di ferro sormontata da un’aquila in procinto di spiccare il volo. La pregevole opera fu realizzata dallo scultore alpino Vittorio Piotti e venne restaurata nel 2010 dagli alpini molisani del gruppo Mainarde. Nel suo intervento il reduce Sergio Pivetta ha raccontato delle tre direttrici lungo le quali, la mattina del 31 marzo 1944, venne scalato e conquistato Monte Marrone: sul saliente sinistro dalla 2ª Compagnia comandata dal capitano Rigi Luperti, al centro altri alpieri dalla 1ª agli ordini del capitano Sacca, sul versante destro dalla 3ª del capitano Campanella. La cerimonia è proseguita a Pizzone, sede del gruppo alpini Mainarde, alla presenza del presidente nazionale Sebastiano Favero e del ten. col. Giovanni Corvino.

    Quest’ultimo ha ricordato che del btg. Piemonte facevano parte gli alpini della Taurinense, nella maggioranza piemontesi (astigiani, alessandrini, torinesi, valsusini) e valdostani – rientrati fortunosamente dal Montenegro dopo l’8 settembre 1943 – ma anche nuclei di piacentini, di valtellinesi, di veneti. Tra questi c’erano anche molti molisani ed abruzzesi – ha confermato Pivetta – soffermandosi su due splendide figure di combattenti: l’allora capitano Enzio Campanella, di Bojano e l’allora sottotenente Giovanni Corvino, di Foggia, che, con il loro decisivo intervento, ebbero un ruolo di primo piano nel contrassalto del 10 aprile 1944. Alpini e reduci hanno quindi inaugurato il monumento ai Caduti, posizionato davanti al municipio di Pizzone.

    Nell’occasione il sindaco Letizia Di Iorio ha proclamato cittadini onorari i combattenti di Monte Marrone: il gen. Enzio Campanella, il gen. C.A. Medaglia d’Argento al V.M., Luigi Morena – impossibilitati ad intervenire – Giovanni Corvino e Sergio Pivetta. Terminata la cerimonia, le autorità e gli alpini si sono trasferiti a Rocchetta a Volturno per deporre una corona sulla targa della via che ricorda la Medaglia d’Oro Enrico Guerriera, caduto a Monte Mare nel ’44. Il 21 giugno la cerimonia conclusiva si è svolta a Colle Rotondo, presente il ten. col. Roberto Neri, comandante del battaglione L’Aquila. Dopo la Messa, nel piazzale dove sorge il monumento al C.I.L, c’è stata la premiazione delle insegnanti che avevano accompagnato a Colle Rotondo 140 ragazzi dei due istituti comprensivi Alto Volturno.

    Nell’intervento il presidente nazionale Favero ha sottolineato l’importanza dell’impresa di Monte Marrone, che colse di sorpresa i Gebirgsjäger e stupì gli alleati, i quali, dopo il battesimo di sangue di Monte Lungo erano orientati ad utilizzare i nostri soldati nelle retrovie come forza lavoro. “Da quel momento gli alleati dovettero ricredersi – ha ricordato Favero – restituendo al soldato italiano piena dignità di combattente. Quando gli ufficiali statunitensi arrivarono ansimando alle trincee della 1ª Compagnia, vennero accompagnati a quota 1.800, dove gli artiglieri avevano issato un pezzo da 75/13 e gli alpini una mitragliatrice pesante Breda 37. Alla vista delle postazioni, poste a ridosso di dirupi e precipizi, si chiesero come avessero fatto gli elicotteri a portare tutti quei pesi fin lassù. E quando dissero loro che gli elicotteri in realtà… erano gli alpini, gli ufficiali statunitensi li guardarono con ammirazione e incredulità”. (s.p.)