Sentieri di pace

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    Un numero monografico degli speciali “Cammini” di Montagne dedicato ai luoghi dove si combatté durante i 41 mesi della Grande Guerra italiana. Il fronte alpino, esteso per oltre seicento chilometri, disegnava una linea immobile dai ghiacciai dello Stelvio-Ortles-Cevedale-Adamello alle pietraie del Carso. Fino al 24 ottobre, quando lo sfondamento austro-tedesco a Caporetto portò il limite sul Piave e sul Monte Grappa.

    Montagne che non sarebbero state più le stesse, sconvolte dal ricordo, perforate da gallerie, solcate da trincee, corazzate dal cemento armato, punteggiate da baraccamenti e imbrigliate nel filo spinato. Alcuni di quei luoghi sono stati definiti “sacri”, altri sono via via ripiombati nel silenzio e per decenni solo pochi curiosi sono tornati a visitarli. Poi, una trentina d’anni fa, alcuni gruppi di amanti della montagna hanno varato il progetto “Action Barbeles” mirato allo smantellamento di quel materiale che, secondo loro, deturpava senza ragione scenari naturali di grande pregio.

    Ma i punti di vista sono diversi, cambiano, si ribaltano. E il 7 marzo del 2001, viene varata la legge nr. 78 per la «Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale». Così, da allora, tutto quel mondo di ricordi materiali ha ricominciato ufficialmente a rivivere in una dimensione storica e museale. Postazioni, gallerie, ferrate, camminamenti sono stati resi agibili e oggi costituiscono un nuovo motivo di interesse che coniuga l’esperienza diretta, la fatica, con la storia: e, dunque, con la cultura.

    A ripercorrere questi magnifici cammini suddivisi in tappe e intitolati spesso alla “Pace” non sono più malinconici anziani che qui hanno perso padri e nonni, sono giovani incuriositi dalla storia, come ci racconta la curatrice del numero Valentina Scaglia. I fronti di un secolo fa sono diventati vie maestre, che attraversano l’eco potente della storia. «Cammini ad alta tensione emotiva, in un allontanamento dalla vita consueta che porta lontano».

    Marco Albino Ferrari