Segni di speranza

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    Nessuna cattedrale, nessun duomo né opera d’arte a far da cornice. La scelta per la consueta messa del sabato all’Adunata, è caduta sul Palazzetto dello sport prediligendo così la gente al luogo. A dimostrazione che la sacralità non è quasi mai legata ad orpelli e apparenze, ma piuttosto all’essenziale, alla potenza della preghiera in grado di trasformare migliaia di individui in comunità. 

     

    Grazie a questa scelta quattromila e cinquecento persone hanno potuto assistere alla liturgia celebrata dall’Ordinario militare mons. Santo Marcianò accanto al vescovo della diocesi di Concordia-Pordenone monsignor Giuseppe Pellegrini che ha voluto ricordare, prima che avesse inizio il rito religioso, le aziende pordenonesi in difficoltà: l’Electrolux, l’Ideal Standard, la Dominio e la Ispa2 e le famiglie coinvolte loro malgrado in questo momento di disperazione. “Senza lavoro non c’è dignità, serve solidarietà”.

    Papa Francesco lo aveva detto tempo addietro e monsignor Pellegrini lo ha come ribadito, invitando alla preghiera. Molte le autorità civili e militari presenti. Il presidente dell’ANA Sebastiano Favero accanto al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. Claudio Graziano, al comandante delle Truppe alpine gen. Alberto Primicerj, al sindaco Claudio Pedrotti, al vice presidente della regione Sergio Bolzonello e all’onorevole Elena Donazzan. Sull’altare oltre al vescovo, all’emerito Ovidio Poletto e all’Ordinario militare, come celebranti, anche monsignor Angelo Bazzari e monsignor Bruno Fasani, direttore de L’Alpino insieme agli altri cappellani militari giunti in città per l’Adunata. Le voci dei cori alpini di Montecavallo, Maniago, Aviano e Spilimbergo hanno accompagnato la liturgia.

    Monsignor Marcianò ha concluso così l’omelia: “Sulla scia dell’esempio e dell’intercessione di don Carlo Gnocchi, di questo grande Santo, chiediamo al Signore che il vostro Corpo sia intriso di quella carità che da una parte vi vede impegnati in tante opere di solidarietà e di vicinanza e dall’altra vi vede attenti alla cura educativa delle nuove generazioni attraverso la memoria e la tradizione. È un segno di grande speranza!”. La stessa speranza che evoca ancora oggi, l’immagine del vescovo Pellegrini, in tribuna.

    Domenica, durante la sfilata. Ha voluto esserci, presenza discreta accanto a politici, presidenti e generali. Dapprima defilato, poi quando il parterre a poco a poco si assottigliava con l’avanzare delle nubi minacciose, in prima fila, sotto la pioggia, accanto a Favero e Primicerj. E sorrideva sua Eccellenza, sorrideva agli alpini inzuppati d’acqua, che comunque sfilavano sul far della sera. Così lo ricorderemo, monsignor Pellegrini. Come un segno di speranza.

    m.c.