Scritti… con la divisa

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    In attesa di altre lettere, torniamo dall’artigliere di montagna di qualche numero fa appena giunto al campo estivo in quel di Padola, frazione di Comelico Superiore, posta tra le Dolomiti di Sesto. Dall’accampamento osserva per la prima volta il Passo della Sentinella, un’ardita sella a 2.717 metri che si apre tra la Croda Rossa di Sesto e i torrioni di Cima Undici, luogo di cruenti scontri durante la Grande Guerra. Lassù, tra vertiginose cenge, vede serpeggiare l’ardita Strada degli Alpini che attraversa a mezza costa le pareti della Cima Undici e i contrafforti della Cresta Zsigmondy. Uno spettacolo impagabile che muta al cangiar del cielo. Per il nostro specialista al tiro i giorni trascorrono su per le pendici delle montagne circostanti. 

     

    Padola, 24 giugno 1959Cara mamma, scusami se ho ritardato un po’ a risponderti alla tua del 18 c.m., ma in questi giorni sono un po’ impegnato perché stiamo facendo i tiri di Gruppo, un giorno si e un giorno no, e usciamo la mattina presto e rientriamo la sera tardi. (…) Domenica scorsa, giorno del mio onomastico, nonostante il mio desiderio di andare a comunicarmi non ho potuto, perché il sabato siamo andati sulla Croda Rossa a sparare e siamo rientrati la sera tardi e non ho potuto andare in paese a confessarmi. La mattina ho sentito la Messa e sono dovuto partire subito col Ten. dell’U.T.G. per scegliere i posti per piazzare i pezzi per i tiri di martedì (ieri). Qui va bene perché le giornate di tiro sono delle magnifiche passeggiate su questi bei monti; fin dove si può si va con le macchine, (…), e poi si prosegue a piedi per un’ora o due al massimo. La settimana prossima inizierà il campo mobile, tutti quelli del Reparto Comando e quindi anch’io (…) verranno aggregati alle Batterie. Io sarò aggregato alla 37ª Btr. (…). A giorni ci segnaleranno i recapiti per il campo mobile e appena li avrò te li comunicherò. (…) In allegato ti mando l’itinerario che dovremo fare in questi 20 giorni un po’ in camion un po’ a piedi, i cerchietti segnano i posti dove ci fermiamo per un giorno intero o a riposare o a fare qualche esercitazione o impresa ardita. Comunque ti terrò in formata. (…)

    Nello stesso giorno scrive alla sorella Cristina, la più giovane, la quinta della nidiata. Nella sua lettera celebra le bellezze delle Dolomiti, mentre nel suo cuore coccola le montagne natie.

    Cara Cristina, allora ti è piaciuta la Roncola, indubbiamente è uno dei più caratteristici posti della bergamasca, ma vedessi su di qua che roba. Sono belle le nostre montagne perché ci siamo nati, ma le Dolomiti sono un’altra cosa. Se sei andata domenica all’Arera spero le avrai portato il mio saluto o se hai intenzione di andarci ancora dille che mi ha dato molte gioie e ritornerò a trovarla il più presto possibile. (…)

    Ha poi inizio il campo mobile, una vera avventura. Al Gruppo Pieve di Cadore sono stati aboliti i muli e la 37ª batteria ha in dotazione dei trattorini per il traino dei pezzi. È un’impresa trattenerli in discesa, trainarli in salita, assicurarli con corde negli attraversamenti perché non precipitino a valle. Una situazione a tratti tragicomica che impegna tutti gli artiglieri alpini, compresi i comandanti, ma nel contempo fa divertire e fa emergere le capacità di chi ha praticato la montagna per lavoro. Sono loro che alla fine trovano la soluzione per superare ostacoli ritenuti insuperabili. Una sperimentazione che è durata pochi anni e poi si è tornati ai muli, le “gip col pelo” che in montagna non hanno rivali.

    Pezié de Parù, 6 luglio 1959Cara mamma, (…) il campo mobile è un po’ duro per le marce col zaino, ma a camminare in montagna ero abituato quindi la fatica è minore, poi il tempo è bello (…). Passiamo di quei posti bellissimi che ti fanno rimanere a bocca aperta. Spero avrete ricevuto le cartoline che ho scritto da Cortina, ci siamo accampati a 3 km di distanza e sono andato a visitarla la sera quando ho avuto la libera uscita, (…) ora i km a piedi non li sento più, ci ho fatto l’abitudine e senza zaino mi par di volare. (…) Venerdì scorso in un punto della Val Travenanzes sul costone della Tofana IIª abbiamo trovato un nevaio che era alto 4 metri, al campo mobile siamo sempre a quote elevate e neve se ne trova da tutte le parti. Io mi trovo bene anche come mangiare e dormire, andiamo a fermarci sempre in un posto dove possano giungere i camion che portano i viveri e i pagliericci, ci han dato razioni in più, oltre alle normali, di marmellata (kg 1,400), biscotti, cioccolata e anice (60 gradi, ti brucia tutto quando lo bevi), viveri di conforto che in alta montagna vanno bene. (…)

    Nello stesso giorno scrive al fratello maggiore, anche lui era stato selezionato per il servizio militare nelle Truppe Alpine, ma prima di partire, per la morte del papà, era stato esonerato perché capo famiglia.

    Pezié de Parù, 6 luglio 1959Caro Mario, (…) Ti scrivo da Pezié de Parù (vicino a Pocòl) nel mezzo delle Dolomiti, che, seppure con la divisa militare, ho ancora la fortuna di girare. Sono magnifiche, indescrivibili, ti fanno mancare il fiato (…). Venerdì abbiamo fatto tutta la Val Travenanzes che costeggia le tre Tofane, abbiamo fatto Forcella Travenanzes 2.400 metri e siamo scesi a Col dei Bos a circa 3 km dal Falzarego. Sono 25 km di marcia con 4 pezzi da trainare, quando i trattorini non ce la fanno più, e in più la neve da spalare, quanta neve che c’è ancora su queste montagne. Siamo partiti da Ponte Alto (a 12 km da Cortina, q. 1.300) alle 4 del mattino e siamo arrivati alla Forcella alle 9 di sera, dopo di che abbiamo dovuto lasciare i pezzi e scendere giù all’accampamento perché ormai si faceva buio e c’era un punto dove si dovevano calare i pezzi con le corde ed eravamo tutti stanchi, quindi domenica mattina siamo andati su a calarli giù, abbiamo terminato verso le 11. Se non ci fosse un po’ di spirito di Corpo e l’amore alla propria Bandiera, checché ne dicano tutti i menefreghisti, non so come si potrebbero compiere imprese come quella dell’altro ieri. Stanotte abbiamo fatto un trasferimento notturno in camion e oggi abbiamo riposo. Dopodomani si attacca la Forcella Nuvolau, un altro bestione, ma è una tappa più corta (…).

    L’avventura del campo mobile continua e c’è da scommettere che il nostro artigliere alpino ce ne darà conto ancora.

    Luigi Furia
    luifuria@gmail.com