Scritti… con la divisa

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    Qualcuno si potrebbe chiedere che senso abbia pubblicare lettere scritte dalla caserma. Comincerò facendo un breve accenno di storia militare. Al termine della Seconda Guerra mondiale, l’Esercito italiano era rappresentato solo da cinque Gruppi di combattimento dipendenti dai Comandi Alleati che nel novembre 1945 emanarono una direttiva sull’ordinamento dell’ “Esercito di Transizione”. 

     

    Con la firma del Trattato di pace, avvenuto a Parigi il 10 febbraio 1947, e con l’adesione dell’Italia alla Nato (4 aprile 1949), il nostro Paese iniziò a riorganizzare e potenziare le sue Forze Armate. In tale quadro tra il 1949 e il 1953, furono costituite le cinque Brigate alpine: Taurinense, Tridentina, Julia, Orobica e Cadore. Fu allora che vennero stabilite le modalità per la ferma obbligatoria, sospesa (ahi noi!) il 30 giugno 2005.

    Fino a nuove decisioni politiche non ci sarà il ripristino dell’arruolamento obbligatorio generalizzato e se avverrà, le modalità, quasi sicuramente, saranno diverse dal passato. Restano quindi dodici lustri di vita militare di cui si rischia di perdere traccia. Ecco spiegata la scelta di pubblicare le lettere dalla caserma, fonti importanti e genuine, non solo descrittive ma abitualmente arricchite dagli stati d’animo del momento.

    Per cominciare ci limiteremo alle lettere degli anni ’40, ’50 e ’60. Si invitano perciò tutti coloro che hanno militato nelle Truppe Alpine in quegli anni a inviarci copia delle loro lettere più significative, scritte e/o ricevute nel periodo della naja, con l’autorizzazione alla pubblicazione ed eventuali proprie note che ne specifichino il contesto. Ad esclusivo giudizio della redazione le stesse verranno pubblicate.

    Luigi Furia
    luifuria@gmail.com


    Centro Addestramento Reclute – Caserma G. Duca
    Una recluta, da poco giunta al Car, scrive alla mamma vedova.

    Montorio Veronese, 10 marzo 1958 (per l’emozione o la distrazione è sbagliato l’anno, è il 1959). Cara mamma, (…) la caserma dove mi trovo è molto vasta. Solo le reclute sono circa 5.000. (…) sono stato destinato al C.A.M. Cadore perché l’Orobica dove si trova il Battista era già al completo. Non pensare a me, io mi trovo bene, il mangiare è buono ed è molto. Non mi manca nulla. Ci hanno dato persino forbici, bottoni, filo, ago, coltello, lucido e spazzole. Tutte le sere abbiamo il cinema (30 £. di entrata), ci sono cinque o sei spacci dove si trova di tutto, dalle saponette al vino e dove c’è anche il televisore, bigliardi e altri giochi. Durante il giorno facciamo un po’ di ginnastica e istruzione (finora non ho cominciato perché ho dovuto fare la visita, la vestitura e la rapatura: non a zero come dicono)

    (…) tuo aff. figlio

    La nostra recluta, non addentro alle norme militari e ancor più all’oscuro che un coscritto bolzanino del suo scaglione ha fatto domanda di avvicinamento, non sa d’essere stata trasferita d’ufficio dall’Orobica alla Cadore, per far posto all’altro. Lo scoprirà solo quando sarà richiamato all’Orobica per altri due mesi, dopo il periodo di leva.

    Dopo pochi giorni la mamma risponde.

    15 marzo 1959
    Carissimo figlio, Ò ricevuto la tua prima e desiderata lettera che pensavo male, avevo paura che ti avessero dato qualche punizione essendo stato un giorno di ritardo perché quella gente lì non scherza mica tanto. Sono contenta che stai bene e che ti trovi bene col mangiare e molto meglio che ti piace (…). Caro … ti raccomando di non andare con cattivi compagni, fa il buono che ti troverai sempre contento che Dio vede sempre, questo è il concetto giusto. Certo sarà un po’ dura ad abituarsi con tanta gente che non si conosce, ma coraggio che ti aiuterò anch’io colle mie povere preghiere. Sono contenta se ti hanno dato tutti i tuoi occorrenti che ti fa bisogno che così quando hai tempo puoi mettere in ordine le tue cose (…).

    tua aff. mamma

    Il figlio si è presentato con un giorno di ritardo e, seppure giustificato, la mamma si preoccupa. Ma soprattutto lo consiglia e gli ricorda che Dio vede sempre. Il suo scrivere è semplice ed espressivo, è una donna del ’99 che ha frequentato solo le elementari, a singhiozzo, abitando in una baita oltre i mille metri. Prima del matrimonio dagli 11 ai 25 anni, ha sempre svolto l’umile lavoro di “taissina”, cernitrice di minerale all’imbocco delle miniere dietro casa. Il loro rapporto è confidenziale e nel contempo rispettoso. La risposta del figlio non si fa attendere. Ha una voglia matta di descrivere alla mamma la sua giornata da soldato, vuole tranquillizzarla e farle sapere che si trova bene a compiere il suo dovere, come lei gli ha insegnato.

    Montorio, 20 marzo 1959
    Cara mamma, (…)Per quanto riguarda i cattivi compagni non pensare male, gli insegnamenti di 20 anni non si possono dimenticare in un anno e mezzo di naia anche se qualche volta si hanno degli sbandamenti. (…) la mia giornata è così suddivisa: ore 6,00: sveglia e caffé – mattinata: 4 ore di ginnastica intercalati da quarti d’ora di riposo – ore 11: rancio – pomeriggio: liberi fino alle 14,00 poi 3 ore di marce o istruzioni militari – ore 17,00: rancio – serata libera: si va al cinema o allo spaccio a bere qualche bottiglia e vedere la televisione o si sta in camerata a leggere, scrivere o chiacchierare o anche cantare – ore 21,30: ritirata – ore 22,00: silenzio. I giorni festivi la sveglia è alle 7 e la ritirata alle 10,30 e silenzio alle 11,00. Così grosso modo è la mia giornata. Alcuni hanno già cominciato ad andare in libera uscita, ma io non ci sono ancora andato.

    (…) tuo aff.mo figlio

    La fitta corrispondenza continua fino al congedo, mamma e figlio si scambiano notizie del paese e della caserma, consigli, confidenze e parole d’affetto. Non sono certo letterati, ma per loro scriversi è un piacere.