Sabato sera, a Parma, avrebbe cantato anche Verdi

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    Probabilmente anche Verdi, che non era mica uno col carattere facile, si sarebbe spellato le mani ad applaudire. E non si poteva fare altro quando la fanfara della Julia, un nome che spiega tutto, 40 elementi guidati da maresciallo Biagio Cancelosi, nel bel mezzo della centralissima piazza della Pace, a due passi dal monumento del Cigno di Busseto, ha fatto salire al cielo le note dell’Inno d’Italia. Un cielo minaccioso, che alla fine ha smesso di fare il broncio e si è fatto accarezzare pure lui da quelle armonie che si sono mescolate con quelle dei vecchi canti della gente con la penna e a qualche romanza d’opera.

    E a quel punto Verdi di sicuro ha sorriso. Come hanno sorriso i tanti che hanno partecipato sotto il monumento ai Caduti dell’Arma Aeronautica, all’esibizione delle fanfare alpine di Palmanova e della Garfagnana, dirette rispettivamente da Roberto Tomai e Mario Grassi. Due gruppi musicali tra i tanti, si calcola fossero almeno una novantina ma forse erano anche di più, che hanno stretto la città in un abbraccio di note che la sera del sabato prima della sfilata, nella cornice austera del teatro Regio, hanno vibrato tra stucchi e velluti.

    In tanti, attirati da una occasione speciale, avrebbero voluto esserci e così, per più di un’ora, una folla di spettatori è stata in coda per entrare ad assistere all’esibizione del coro Monte Orsaro , del coro Ana di Roma e di quello di Trento, anche se poi molti si sono dovuti accontentare del maxischermo in piazza Duomo. E anche se con il filtro scomodo del video, a raffreddare l’emozione quando i cori sul palco hanno fatto partire le parole di Fratelli d’Italia, per parecchi è stato istintivo mettersi sull’attenti. Sono poi arrivati canti come Monte Nero o Stelutis alpinis e anche chi negli anni gelidi della guerra non c’era ha sentito dentro il brivido della trincea e il dolore di chi ha perso amici uccisi dall’odio. Come quando i cori hanno eseguito L'ultima notte o Sul ponte di Perati e l’ombra gelida di un ricordo ha planato sulle luci del teatro.

    Ma intanto, in tante piazze e sale della città e della provincia di Parma altri cori stavano cantando. Impossibile nominarli tutti, ma bastava tendere l’orecchio in quei giorni dell’adunata, e non è una esagerazione, per sentire in lontananza l’eco di una melodia. Al termine della serata del Regio, presentata da Francesco Brighenti, l'Ana ha premiato i maestri dei tre cori (il parmigiano Stefano Bonnini, Guido Podestà di Roma e Aldo Fronza di Trento), il sindaco e il generale Bruno Iob, comandante delle truppe alpine. Mentre la gente che riempiva il teatro applaudiva e intanto, a poca distanza, altri cori, magari in maniera spontanea, si sono mescolati alla gente per rifare di nuovo una vecchia canzone. Quelle che la gente di Parma ha imparato e spesso scoperto e che non si sarebbe più stancata di ascoltare. E qualcuno dice di avere visto anche Verdi canticchiare

    Luca Pelagatti