Resta il nome

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    Tra il 26 e il 27 gennaio 1942 i resti dell’8ª Armata italiana, cui apparteneva anche il Corpo d’Armata alpino, affrontarono uno dei più cruenti e decisivi episodi della sfortunata Campagna di Russia. Dopo aver marciato per almeno 250 km i nostri soldati si trovarono a dover sfondare e superare il nodo strategico di Nikolajewka, fortemente difeso dai russi.

     

    È rimasto a lungo vivo nei ricordi dei reduci il superamento del sottopasso ferroviario, superato a prezzo di molte vite umane. Nel corso della giornata alcuni nostri nuclei si erano attestati all’interno del paese, in particolare verso la stazione ferroviaria e la chiesa. Ma oltre non si riusciva ad andare! Per evitare di passare un’altra fatale notte all’aperto e al gelo, fu deciso un ultimo disperato tentativo di sfondamento, guidato dal generale Luigi Reverberi in persona con il famoso grido “Tridentina avanti!”.

    Dal 1955, presso il Tempio di Cargnacco (Udine) dedicato alla Madonna del Conforto, ogni anno si ricordano quanti persero la vita in Russia, con una cerimonia sobria e solenne al tempo stesso, in un Sacrario che raccoglie quasi diecimila resti di nostri soldati, assieme a un gran numero di documenti e memorie. La cerimonia, curata dal Comune di Pozzuolo con l’aiuto della Sezione di Udine e del Gruppo di Terenzano- Cargnacco, è iniziato con l’ingresso del picchetto e della fanfara della Julia sul piazzale del tempio, seguiti da vessilli e gagliardetti dell’Ana e di altre associazioni. Per ultimi, hanno fatto il loro ingresso i gonfaloni dei comuni di Udine e Pozzuolo del Friuli, nel cui comune si trova il Tempio di Cargnacco.

    Numerose le autorità civili e militari schierate per la cerimonia dell’alzabandiera e la deposizione di fiori davanti ai cippi che ricordano le unità che parteciparono alla Campagna di Russia. Una voce fuori campo ha ricostruito le vicende dell’Armir, fino al suo rientro in Italia. La Messa, celebrata dal vescovo emerito di Udine, mons. Pietro Brollo, è stata accompagnata dal coro alpino “Cjastelîr” diretto dal Maestro Maurizio Del Giudice. Nell’omelia, mons. Brollo ha rimarcato il profondo sentimento che proviamo per coloro che soffrirono e persero la vita in terra di Russia, sentimento supportato dalla forza del Signore. Menzionando le vicende dell’8ª Armata italiana il comandante della Julia, generale Michele Risi, ha ricordato come il soldato italiano si comportò con coraggio e onore, pur nella disparità di uomini e mezzi.

    Il vice Presidente Ana Antonio Munari ha portato il saluto dell’Associazione ai reduci Sereno Lesa e Gregorio Bigattin e ha commentato le criticità di quel periodo storico, non solo per chi era al fronte a fare il proprio dovere, ma anche per le loro famiglie a casa. Sul senso del dovere, ha ricordato che spesso oggi è un concetto troppe volte dimenticato, mentre prevalgono pretese e richieste. Il vice sindaco di Pozzuolo Massimiliano Pozzo, ha ricordato che «senza storia un Paese non va da nessuna parte e se è vero che la storia la fanno gli uomini, dobbiamo ringraziare quanti oggi siamo qui a ricordare. Anche se l’attuale società pare aver scordato princìpi e valori di un tempo». Il prefetto di Udine Vittorio Zappalorto ha riassunto con senso critico le vicende di quella sfortunata Campagna, quando il nostro esercito, pur nello sfacelo, compì atti di vero valore; che rimarranno vivi nella nostra storia di italiani: «Popolo di artisti sì, ma anche di eroi, nel senso più puro».

    Erano presenti, tra gli altri, il Consigliere nazionale Renato Cisilin, il Revisore dei Conti Ernestino Baradello, oltre a numerosi presidenti sezionali. Sempre fedele a questi appuntamenti, la doppia Medaglia d’Oro Paola Del Din, affiancata dal vice sindaco di Udine Carlo Giacomello e da numerose rappresentanze dei Comuni limitrofi. Alla lettura della Preghiera ai Caduti di Russia è seguita la deposizione di una corona al sacello di un soldato senza nome e di un serto floreale sulla tomba di don Carlo Caneva, cappellano in Russia e ideatore del tempio di Cargnacco.

    Paolo Montina