“Rave” o Adunata?

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    Ormai non sorprende quasi niente, quindi che un cronista de “La Stampa”, in data 20 maggio 2011, paragoni la nostra Adunata nazionale ad un “rave”, confidando forse nelle arti della sua penna giocherellona, potrebbe passare per un’amena goliardata. Una riflessione, sia pure a nostro uso e consumo, è opportuno farla, coltivando più di un dubbio sulla propensione di taluni ‘opinionisti’ a ricredersi sulle loro affermazioni.

     

    Non tento nemmeno per un istante di soffermarmi sulla differenza tra certi raduni di giovani di cui parlano le cronache e un’adunata di alpini. Siamo su pianeti diversi e quindi tempo sprecato: poi si finisce per non aver capito, perdiana!, che si sta scherzando. È infatti del tutto marginale se nell’articolo in questione si indulge sulle orinate all’aperto, su qualche battutaccia rivolta a delle ragazze o sulle acrobazie tra la folla di una (avete letto bene, una!) moto guidata da alpini, irrispettosa delle sacre norme del codice della strada. Di selvaggi si tratta, alpini o infiltrati non importa.

    Quindi l’Adunata è una pericolosa manifestazione di persone incivili e per un puro slancio di generosità non si invocano le riserve indiane e il filo spinato. Per di più, aggiungiamo noi, è l’84ª volta che questi pennuti scatenati se ne vanno impunemente per le città italiane, perfino a Tripoli, come elefanti tra i cristalli. E, non bastasse, sono accolti con benevolenza, applausi e simpatia. Sconvolgente per chi ama le compassate passeggiate domenicali sotto i portici cittadini con cagnolino al seguito.

    Del tutto irrilevante è il fatto che l’Associazione Nazionale Alpini, fenomeno unico in Italia a superare intatta nei suoi valori e nella sua identità il tribolato ventennio fascista, la guerra, il lungo periodo della Prima Repubblica, le turbolenze della Seconda, in crescita costante di credibilità nell’opinione pubblica, si presenti a Torino con tutta la sua forza di numeri e mediatica per dare un segno di compattezza dell’Italia nel suo 150° dall’Unità. Sempre di “rave” si tratta.

    Gli alpini rimettono in sesto il Parco della Maddalena, la caserma La Marmora, danno aiuti ad istituti di beneficienza, portano sulle piazze decine di migliaia di persone che hanno voglia di fare festa all’insegna della fraternità, della solidarietà e dell’italianità? Cose da ricovero coatto per nostalgici incurabili.

    È assolutamente insignificante infine se nei raduni di questi “patiti” si ricorda un servizio, anche gravoso, rigorosamente gratuito, reso prima alla Patria, poi alla comunità, non circola droga, non ci sono traffici sottobanco e s’intravvede un barlume di pulizia morale. “Ma guardano le donne e bevono… vino!”. Un “rave” da brivido per gli intenditori. Evviva gli alpini.

    Vittorio Brunello