Quella terra trema ancora nel cuore

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    A Gemona del Friuli commemorato il trentennale del terremoto

    di Cesare Di Dato

    Dopo quella di Asiago, il 6 maggio l’ANA ha ricevuto un’altra cittadinanza onoraria: quella della città di Gemona, per l’apporto dei volontari alpini che trent’anni fa risposero all’appello di Bertagnolli e contribuirono alla ricostruzione del Friuli a fianco di militari e civili italiani e stranieri. Viene da sorridere ricordando il titolo di un giornale diretto da un parlamentare all’arrivo dei nostri volontari: Delirante iniziativa dell’ANA contro il Friuli . Il tempo è galantuomo e sa quando intervenire: nell’occasione lo ha fatto da subito attraverso la perenne gratitudine della popolazione e trent’anni dopo con questo riconoscimento.

    Possiamo perciò dire con orgoglio Civis gemonensis sum , collegandoci non solo ai gemonesi di oggi, ma anche a quelli che duemila anni fa popolavano questo castrum romano già da allora denominato Gemona Claudia . Non credo di dover descrivere la cerimonia: preferisco sottolineare la partecipazione, oltre al Labaro, di 36 vessilli e di 104 gagliardetti, del Gonfalone della città scortato da due marescialli della Julia non più in servizio, Copetti e Cafaro, di altri gonfaloni e di vessilli di associazioni varie. Tra gli intervenuti il sindaco Marini di Foligno, città gemellata con Gemona per essere stata anch’essa colpita da un sisma quattro lustri dopo: i volontari gemonesi non mancarono di portare il loro aiuto.

    Una menzione speciale sulla presenza dei sindaci di due villaggi intorno a Nazareth, il signor Fathi Assaf, palestinese e il signor Avi Krimpa, israeliano, premiati per la loro attestazione di amicizia reciproca malgrado le vicende che da anni tormentano la loro terra, in un incontro promosso dal dottor Shalom (nomeben augurante: significa pace ) Zilberschmidt, italo israeliano che esercita in Gemona. È intervenuta la fanfara del gruppo di Orzano della sezione di Cividale.

    Allineati con gli altri alcuni disabili in carrozzina giunti a Gemona da Venzone, tappa della ciclolonga che stanno percorrendo, con la quale intendono abbinare alla rinascita della città la loro rinascita, di persone colpite dal male cui hanno saputo reagire con la forza della volontà: né più né meno dei friulani. Oltre all’ANA hanno ricevuto la cittadinanza onoraria i cittadini austriaci Valentino Petritsch di Valden in Carinzia, Johann Lackerbauer e Josef Talliger di Laakirken nell’Austria Superiore, che molto si diedero da fare subito dopo le prime scosse.

    Nel suo discorso il sindaco Marini omonimo del sindaco di Foligno ha detto essere un grande onore per la sua città conferire la cittadinanza onoraria all’ANA, mentre il suo omologo di Foligno, nel ricordare i Caduti di Kabul, ha detto che il gemellaggio tra le due città è passato attraverso gli alpini subito accorsi in entrambi i due tragici eventi. Perona ha parlato per ultimo; ha ricordato Bertagnolli, rammentando che qui sorse l’idea di una Protezione civile alpina e ha aggiunto: Siamo noi a dire grazie a lei, signor sindaco, per la ricchezza di sentimenti che ci avete trasmesso. Ora siamo vostri cittadini; siamo perciò orgogliosi di essere friulani.

    Per me è un ritorno: la mia famiglia è biellese, ma mio padre ha combattuto in Friuli, io prestai servizio nel btg. L’Aquila a Tarvisio, mio figlio nel Cividale… In questo momento il mio pensiero corre ai Caduti di ieri a Kabul; abbiamo sofferto per loro così come soffrimmo per voi trent’anni fa… La Protezione Civile è nata qui con la pala, con il picco, con il cuore. Non si può fare protezione se non ci si porta appresso qualche cosa che ci renda uomini. Mandi, Fradis! A mezzogiorno in punto ci sorvola la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica; essa chiude la mattinata ma non la commozione che resta palpabile.

    Nel pomeriggio cerimonia presso la caserma Goi Pantanali nel ricordo dei 29 artiglieri e genieri alpini travolti dal crollo delle palazzine. Hanno prestato servizio d’onore una batteria del gruppo Conegliano e la fanfara della Julia, presenti la Bandiera di guerra del 3º rgt. a. mon, il Labaro dell’ANA, quelli delle altre associazioni d’Arma e di diversi sodalizi, i gonfaloni delle città sede di cantiere, ognuno scortato dai vessilli delle nostre sezioni che vi lavorarono.

    L’arcivescovo emerito di Udine, mons. Battisti, al tempo del sisma sempre al fianco dei terremotati, ha celebrato la messa di suffragio attorniato da dieci sacerdoti tra cui un cappellano alpino in congedo e Don D’Orlando, cappellano della Julia, che ha recitato la Preghiera dell’Alpino. Hanno accompagnato la messa il coro del gruppo di Gemona e quello, di nuovo conio, dell’8º rgt. alp. ottimo che il comandante del reggimento, colonnello Panizzi ha voluto con tutta la sua determinazione.

    Numerosi i parlamentari, le personalità militari e civili, gli ufficiali i sottufficiali e i soldati delle Specialità alpine protagonisti al tempo dell’evento. Fra essi il generale di C.A. Giuseppe Rizzo che affrontò l’emergenza di settembre avendo ereditato dal generale De Acutis (purtroppo non più fra noi), la Brigata Julia, già temprata dalla prima catastrofe di maggio, il generale di C.A. Licugo Pasquali Capo di Stato maggiore della Brigata per tutto quel periodo, Ivano Benvenuti, sindaco della ricostruzione, l’onorevole Zamberletti, parlamentare cui va il merito di aver creato dal nulla, con l’aiuto dell’autorità militare, la macchina dei soccorsi nella quale si incastonarono perfettamente i gruppi dei volonari ANA.

    E ancora, il gen. C.A. Federici, poi comandante dell’Arma: un generale che ha carpito ilcuore di Alpini e di Carabinieri; il generale Casalotto, tuttora in servizio, all’epoca comandante di una batteria del Belluno , subito accorso alla Pantanali. Il generale Resce, impegnato su un altro fronte del dolore, quello dei Caduti di Kabul, era rappresentato dal generale Primicerj, vice comandante delle Truppe alpine e comandante della divisione Tridentina.

    Ultimo atto, lo scoprimento della lapide a ricordo dei Caduti da parte della signora Artuso, madre di uno degli artiglieri scomparsi in quella tragica notte. Ci è rimasta impressa la compostezza con cui la signora ha fatto cadere il drappo che copriva la targa; deve essere stato per lei un momento terribile quello di veder apparire, di colpo, al primo posto, il nome di colui cui lei stessa aveva dato la vita.