Povero cappello alpino!

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Nel complimentarmi per l’organizzazione dell’Adunata di Treviso vorrei rimarcare un mio disappunto, che ritengo doveroso. Sono un ufficiale di complemento e ho notato l’estremo rigore verso i trabiccoli che, seppur fastidiosi e spesso non nei termini di legge, davano un tono di goliardica festosità montanara e campagnola che a me non dispiaceva. Viceversa mi ha dato molto fastidio la proliferazione di cappelli e cappellini alpini, indossati da chiunque volesse far parte della festa come se fosse carnevale. 

Ho avvicinato un signore sulla sessantina con un cappello con la visiera “all’insù”, (come quella dei primi cacciatori delle alpi di metà Ottocento), ed al mio invito a metterselo a posto mi ha risposto che lo aveva appena comperato e che gli piaceva così. Ma stiamo scherzando? Cosa siamo, al circo? E magari questo signore partecipa anche alla sfilata? Ma che senso ha? In un altro momento ho fermato un giovanissimo con un cappelletto da bancarella che chiedeva del vino a un chiosco e, notata la giovane età, gli ho chiesto se avesse fatto già l’alpino e quanti anni avesse; ebbene la risposta è stata fulminante: “Ho 16 anni e ho in testa il cappello perché son qui per bere del vino”. Pertanto auspicherei, così come per i trabiccoli, altrettanto rigore anche per chi indossa un cappello alpino, senza conoscerne il peso morale, la dignità, la storia e l’onore di chi si è meritato il diritto di portarlo con orgoglio, anche in ricordo dei tanti alpini Caduti in guerra che di quel cappello ne hanno fatto la loro bandiera. Una poesia esposta all’ingresso del btg. Trento concludeva con il verso “…per un alpino il suo cappello è tutto”, ma vedere questa deriva pagliaccesca fa proprio male al cuore. Interrompiamo questo mercimonio di cappelli e un rigoroso controllo dei veri trascorsi alpini di chi ha un cappello! Si può partecipare comunque alle Adunate anche senza portare un cappello alpino di cui non si capisce il significato.

Fulvio Marcandelli Gruppo di Arese, Sezione di Milano

Sono due cose diverse, caro Fulvio. I trabiccoli sono mezzi pericolosissimi che, ogni anno, lasciano sul posto morti e feriti. Quanto ai cappelli, credo che non possiamo farci niente. Lo spazio delle nostre censure può operare all’interno dei Gruppi e durante la sfilata, ma nulla impedisce in un paese libero, che ci siano produttori e venditori di oggetti, ispirati a quelli della nostra Associazione. Oggetti che i cittadini possono liberamente acquistare per farne l’uso che meglio credono.