Piazza Duomo tricolore con gli alpini

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    La Messa che si celebra nella prossimità del Natale in Duomo, a Milano, fu voluta da Peppino Prisco, reduce di Russia, battaglione L’Aquila, in suffragio dei Caduti alpini. Lo stesso Prisco fu per anni l’oratore ufficiale sul sagrato, al termine della Messa. La Messa di Natale è diventata col tempo un appuntamento tradizionale non solo per gli alpini della sezione di Milano ma per gli alpini tutti e per i semplici cittadini. Quest’anno la celebrazione ha assunto una veste particolarmente solenne, non soltanto per la presenza di una sessantina di vessilli e centinaia di gagliardetti, della fanfara della brigata Taurinense e di un picchetto d’onore, ma di una cinquantina di gonfaloni di città lombarde, a testimonianza della vicinanza delle istituzioni agli alpini.

     

    Con due novità: la presenza del ministro della Difesa Ignazio La Russa e un collegamento con il comandante della brigata Julia a Herat, gen. Bellacicco, che le migliaia di persone assiepate in piazza hanno potuto seguire su un maxischermo. Il cerimoniale è stato perfetto. Alle 9, annunciata dallo speaker Alessandro Vincenti si è profilata all’inizio di corso Vittorio Emanuele la fanfara del gruppo di Abbiate Guazzone che apriva la sfilata seguita dal vessillo della sezione di Milano scortato dal presidente Luigi Boffi. Poi, con la fanfara storica della sezione di Vicenza, sessanta vessilli di Sezione e 250 gagliardetti. Quindi i gonfaloni, in un susseguire che sembrava non finire mai, chiuso da un folto gruppo di giovani della mininaja e dai volontari della Protezione civile.

    Ordinatamente lo schieramento si è disposto ai tre lati del sagrato, dove avevano già preso posizione la fanfara della brigata alpina Taurinense e un picchetto d’onore, il comandante della brigata alpina Taurinense gen. Paolo Figliuolo, il comandante del Centro Addestramento Alpino gen. Claudio Rondano e il generale Camillo de Milato, comandante dell’Esercito in Lombardia. Dalla Galleria è partito il Labaro scortato dal presidente nazionale Perona e dal Consiglio direttivo nazionale al completo. Poi la rassegna del comandante delle Truppe alpine gen. D. Alberto Primicerj.

    Il Duomo era gremito di fedeli e alpini, con il Labaro schierato a un lato del presbiterio e le autorità in prima fila nella navata, con il sindaco Letizia Moratti, il presidente della Provincia Guido Podestà, il sindaco di Fossa (L’Aquila) Luigi Calvisi. La Messa, accompagnata dal coro ANA della sezione di Milano, è stata officiata dall’arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, che all’omelia, prendendo lo spunto dalla figura di San Giovanni, precursore di Cristo e dei profeti Michea e Malachia, si è rivolto agli alpini per dire che anche voi siete chiamati ad essere messaggeri, in modo intelligente e generoso, a predisporre un territorio sicuro ed ha evidenziato come nelle parrocchie il Gruppo alpini dia vivacità e tono alla vita sociale e pastorale.

    Ha concluso con l’invito ad evitare che il Natale sia solo una celebrazione folcloristica ed emotiva, ma nello spirito del precursore che è in ciascuno di noi . A conclusione della Messa è stata letta la Preghiera dell’Alpino. All’uscita dal Duomo si è riformato lo schieramento precedente, in attesa dell’arrivo del ministro della Difesa Ignazio La Russa, che è stato accolto dal generale Primicerj e dal nostro presidente nazionale Perona. Con loro, il ministro ha passato in rivista il picchetto d’onore e la lunga teoria di vessilli e gagliardetti, accompagnato dagli applausi del pubblico, ed è poi salito sul sagrato, fra le autorità.

    Ha preso quindi la parola il presidente della sezione Boffi, per ringraziare i tanti alpini, i sindaci e le centinaia di milanesi presenti. Milano vi saluta ha poi esordito il sindaco Letizia Moratti rivolgendosi agli alpini vi abbraccia e vi ringrazia per quello che fate. Le vostre imprese di solidarietà sono parte della storia del nostro Paese, dal terremoto del Friuli a quello d’Abruzzo . Ed ha incluso in questa riconoscenza gli alpini in armi, per il loro impegno nei paesi colpiti dalla guerra. Ha rievocato la figura di don Gnocchi, uno di voi. E grazie anche alle vostre famiglie ha concluso che supportano il vostro lavoro. Viva l’Italia, viva gli alpini! . Il presidente della Provincia, Podestà, ha parlato degli alpini come l’espressione più alta della nostra gente, coltivata quotidianamente con la solidarietà e nel rispetto dell’amor patrio . Quindi l’intervento dell’oratore ufficiale Cesare Lavizzari, che ha ricordato la figura di Peppino Prisco, ideatore di una iniziativa che raccoglie ogni anno sempre maggiori consensi e partecipazione.

    Rivolgendosi al gen. Primicerj, Lavizzari ha espresso apprezzamento e riconoscenza nei riguardi degli alpini in armi, affermando che gli alpini sono sempre gli stessi e che siamo fieri di voi . Accennando alla missione in Afghanistan, ha ricordato quanto il comandante dell’ISAF, generale Petraeus, ebbe a dire degli italiani, e cioè che il loro modo di affrontare la missione è considerato il più corretto. Un motivo in più per essere orgogliosi d’essere italiani, nel 150º dell’Unità che ci apprestiamo a celebrare . Non starò a dire quanto affetto e simpatia nutro per gli alpini, che hanno dato tanto alla Patria ha esordito il ministro La Russa Alpini che restano tali per tutta la vita . Ed ha abbracciato simbolicamente i giovani che sia pur per due o tre settimane hanno vissuto la vita alpina con la mininaja, concludendo con un grazie alpini per l’esempio di concordia che date, per quello che siete in un momento difficile per il nostro Paese . Particolarmente intenso è stato il collegamento con Herat e la ripresa, proiettata sul maxischermo, del generale Bellacicco che si è intrattenuto con il ministro.

    È stato un momento commovente che ha permesso ai comandante della Julia e agli alpini impegnati nella loro missione di pace in Afghanistan di sentire il calore dell’Italia e la vicinanza di tutti noi. Alla conclusione della cerimonia mancava l’ultimo atto: preceduto dalla fanfara della Taurinense, si è formato un lungo corteo che ha raggiunto il Sacrario dei Caduti in piazza sant’Ambrogio, al quale è stata deposta una corona.

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    Pubblicato sul numero di gennaio 2011 de L’Alpino.