Perona a Fossa visita il cantiere delle case ANA

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    L’area circostante la città de L’Aquila, più che una zona terremotata, sembra un gigantesco cantiere: pale meccaniche, betoniere, gru in movimento ovunque. I disastri del sisma restano relegati all’interno dei centri storici e quindi poco visibili. A fare da contrasto a questo fervore, le tendopoli. Ben organizzate e ordinate ospitano ancora tante persone, soprattutto donne, bambini e anziani che se ne stanno lì in attesa di un futuro in cui faticano a credere. Gli abruzzesi non si sono piegati al terremoto, però il colpo è stato duro e prolungato oltre ogni previsione.

    Gli aiuti da parte del governo, la presenza della Protezione Civile Nazionale, dei vigili del fuoco, carabinieri, forestali, alpini in armi, altri corpi militari e associazioni, ANA in testa, di istituzioni pubbliche, a partire dalle Regioni, la Croce Rossa e via dicendo stanno svolgendo un lavoro encomiabile. C’è ordine, pulizia e tanta volontà di aiutare; ciò nonostante sembra di cogliere sul volto e nei comportamenti della gente che il colpo non è stato ancora assorbito. L’esperienza devastante del 6 aprile e tutto quello che sta avvenendo in quella regione, che pure ha vissuto in passato tragedie analoghe, di dimensioni anche molto superiori, sembra non riuscire a ridare quell’impennata necessaria per rimettersi in piedi.

    Il sindaco di Fossa, Luigi Calvisi, preso in un vortice di impegni che si accavallano di giorno in giorno, è ottimista sulla ripresa del suo Comune. Ci sono stati 4 morti, tra questi una bambina moldava arrivata con la famiglia da pochi giorni e alcune centinaia di abitanti sono senza tetto. Nell’area dove l’ANA costruirà un villaggio di 32 abitazioni ne sono in programma altre 120 ad opera di enti privati o pubblici e della Protezione civile nazionale. Per il prossimo autunno il sindaco è sicuro di avere a disposizione quelle degli alpini e poche altre. Poi si vedrà.

    Il problema che lo angustia è la messa in sicurezza della montagna che incombe pericolosamente sull’abitato del paese. Prima di mettere mano alla ristrutturazione del paese disastrato bisognerà risolvere quel problema. Il presidente nazionale Perona segue con attenzione l’opera dei nostri volontari impegnati un po’ dovunque fin dalle prime ore del sisma. Ormai sono 6.000 gli alpini arrivati in Abruzzo. Nei giorni frenetici delle scosse devastanti erano lì con le unità cinofile, a sistemare tende, distribuire materiali di prima necessità e soprattutto a fornire pasti. Ora si passa alla fase della costruzione di abitazioni con criteri diversi da quelli di baracche provvisorie. L’obiettivo è di creare un villaggio che possa, finita l’emergenza, restare come struttura di supporto all’università interessata alla necropoli che si trova a poche centinaia di metri dall’area urbanizzata.

    Per questo Perona dal 17 al 20 agosto, accompagnato dal vicepresidente Cesare Lavizzari, dai consiglieri nazionali Ornello Capannolo, Sebastiano Favero e Franco Munarini, dal presidente della sezione Abruzzi Antonio Purificati, da Carlo Bionaz, Ivano Gentili, e dal responsabile nazionale della Protezione Civile ANA Giuseppe Bonaldi ha voluto visitare per la terza volta l’area d’intervento dell’ANA, per definire gli ultimi dettagli con l’amministrazione comunale e la ditta incaricata a realizzare le opere di urbanizzazione. L’avanzamento dei lavori procede come da programma, grazie anche alla costante presenza dei nostri tecnici.

    Si è ragionevolmente ottimisti di poter arrivare prima dell’inverno a consegnare tutte le casette. Il presidente non poteva però perdere l’occasione di visitare tutti i campi dove c’erano alpini. Ha cominciato con S. Demetrio dove ha incontrato il presidente della sezione di Udine Dante Soravito con i suoi alpini schierati per una rassegna informale e alzabandiera. L’attività non è più frenetica come nelle passate settimane, ma il lavoro continua con la preparazione di 300 pasti al giorno. Cucine con grandi pentoloni fumanti, alpini intenti a confezionare menù e a preparare contorni danno tranquillità ai terremotati, che non si sentono soli.

    Tra loro c’è anche un reduce di Cefalonia, Francesco Norscia, classe 1923. Quando, catturato dai tedeschi, gli viene chiesto di continuare a combattere, risponde: Contro chi devo sparare ? La visita è proseguita a Villa Sant’Angelo, Barisciano, dove il sindaco ha accolto Perona con grande cordialità, e poi Globo , Sassa, Paganica 4, Tempera, Monticchio, Piazza d’Armi e Stazione Ferroviaria. Ovunque grande entusiasmo dei nostri alpini nel vedere il presidente nazionale e la delegazione ANA. In breve si viene a sapere dove si mangia meglio, dove sono più organizzati. Regioni come l’Emilia Romagna, Trento, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, solo per citarne alcune, hanno fatto un lavoro encomiabile.

    Si respira tuttavia aria di smobilitazione. Il responsabile della Protezione civile Guido Bertolaso ha infatti dichiarato che al 30 settembre tutti i campi saranno chiusi. L’Abruzzo volta pagina e ricomincia a camminare da solo. La strada della normalità è ancora lunga. Ce la faranno. Hanno un cuore alpino.

    Pubblicato sul numero di ottobre 2009 de L’Alpino.