Perché non succeda più

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    Per celebrare degnamente il 50° anniversario della tragedia del Vajont che, con il suo alto tributo di vittime, ha rappresentato una tragedia di rilevanza mondiale, l’Amministrazione di Longarone e la Regione Veneto hanno approvato l’idea, degna delle migliori tradizioni. L’iniziativa è stata patrocinata dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile e si è sviluppata in una tre giorni, dal 13 al 15 settembre, che ha visto una nutrita partecipazione di esperti e volontari della P.C. del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e delle Province autonome di Trento e Bolzano. La Protezione Civile e il Vajont, la prevenzione, il soccorso e la memoria, sono stati il filo conduttore degli incontri.

    Il primo giorno si è aperto con il convegno sulla “Pericolosità idraulica a valle delle dighe”. Passaggi importanti sono stati trattati in merito alla modellazione matematica delle onde di sommersione generate dal cedimento di una diga. È stato poi trattato il tema dell’utilizzazione dei serbatoi idroelettrici nel contesto del piano di assetto idrogeologico. Apprezzabile è stato anche il tema delle frane di ieri, di oggi e… domani. A seguire sono stati sviluppati i criteri di allerta e il documento di Protezione Civile delle grandi dighe con particolare riferimento agli impianti presenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia, e delle province autonome di Trento e Bolzano. Nella seconda parte del pomeriggio si è svolto il XIV Meeting del volontariato Veneto, che ha rappresentato un importante momento di confronto tra i referenti dei distretti di Protezione Civile del Veneto e rappresentanti del Dipartimento nazionale e della Regione.

    Tra gli argomenti trattati è da menzionare la direttiva del 9 novembre 2012, il controllo sanitario e la formazione del personale. A tutte e tre le giornate è stato presente il capo dipartimento della P.C. prefetto Franco Gabrielli, che ha lodato la bontà dell’iniziativa della Regione Veneto perché la prevenzione è fondamentale per evitare il ripetersi di disastri come quello del Vajont. Il secondo giorno l’esercitazione nazionale di Protezione Civile “Nord-Est 2013” ha simulato una scossa di terremoto di magnitudo 5,8 della Scala Richter per mettere alla prova la capacità di risposta in emergenza delle componenti e delle strutture operative del Servizio nazionale della P.C. a livello centrale e periferico.

    L’esercitazione ha anche rappresentato il momento conclusivo di un percorso di formazione che, nei mesi precedenti, ha coinvolto tecnici comunali, dirigenti scolastici e volontari della Protezione Civile del Veneto. Alle giornate i volontari della P.C. dell’ANA hanno partecipato sia come uditori, sia come soggetti attivi direttamente impegnati nelle attività logistiche e organizzative. In particolare la PC ANA di Trento con i “Nu.vol.a” ha confezionato oltre 4.000 pasti, mentre 500 volontari delle Sezioni del Triveneto, diretti dal coordinatore del 3° Raggruppamento Orazio D’Incà, hanno contribuito alla buona riuscita dell’esercitazione con le attività di antincendio boschivo, come rilevatori dei danni alle strutture provocate dal sisma con i collegamenti radio e la predisposizione dei campi di accoglienza.

    La tre giorni si è conclusa con l’evento commemorativo per il disastro del Vajont che ha rappresentato un omaggio ai soccorritori che all’indomani del giorno del disastro, intervennero sul posto per cercare i dispersi e prestare aiuto ai sopravvissuti. Quest’ultima commovente giornata è iniziata con il raduno dei soccorritori e dei volontari di oggi, che hanno sfilato per le vie cittadine fino al Palasport. Negli interventi delle diverse autorità, presente per l’ANA il vice presidente nazionale Nino Geronazzo, temi cardine sono stati la memoria e la prevenzione del territorio. La cerimonia è terminata infine con un simbolico passaggio di testimone tra i soccorritori del Vajont e gli attuali volontari della Protezione Civile.

    Giuseppe Bonaldi