Penna… di plastica!

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    Nella ricorrenza del 4 Novembre, ho sfilato con a fianco Camilla Faustini, una bella ragazza del mio paese che sta facendo il servizio militare negli alpini. A dire il vero, mi sono quasi emozionato pensando che, ai miei tempi, le alpine ce le sognavamo! A cerimonia conclusa, le ho chiesto se mi faceva tenere tra le mani il suo cappello, che mi avrebbe ricordato il tempo in cui ero un “bocia”. 

     

    Con mia grande sorpresa ho constatato che la penna (che è sempre stata l’orgoglio dell’alpino) era di plastica, magari ricavata dalle bottiglie di bibita riciclate. Non si può pretendere la penna di aquila, come era all’origine del Corpo degli alpini ma, almeno di gallina nera o tinta di nero come quella che mi avevano dato al Car di Bassano del Grappa nel 1957.

    Di questo passo dove andremo a finire, se l’esercito italiano è costretto a risparmiare anche sulle penne degli Alpini?

    Erminio Guerini Gruppo di Iseo, Sezione di Brescia

    Caro Erminio, purtroppo e per fortuna, la storia cammina portando le sue novità. Alcune belle e utili, altre taroccate e fasulle. E la penna di plastica non è neppure la peggiore tra quest’ultime. È così e basta. A tua consolazione ti basti l’emozione che hai provato, risvegliando sogni ed energie di quando eri bocia. Che, detto fra noi, con la penna di plastica c’entrano ben poco. Perché le alpine che sognavi a quel tempo, il cappello proprio non l’avevano. E però non erano emozioni di plastica.